Che gioco è questo?

Come ormai è conseutudine il Presidente del Consiglio prima spara a salve sul Presidente della Repubblica Napolitano e minaccia di cambiare la costituzione e poi come se nulla fosse smentisce quanto affermato. Bossi difende la carica istituzionale del Presidente ma nel contempo grida ogni giorno "Roma ladrona". D'Alema, a cui la figura di alter Veltroni sta piuttosto stretta, ritorna a parlare di riforme condivise. Ma a che gioco stiamo giocando?

ecco una breve rassegna del teatrino politico a cui abbiamo assistito in questi giorni dai palinsesti di programmi sempre più vuoti di contenuti e pieni di starlette, tette e culi.


Il premier Silvio Berlusconi, ospite di Maurizio Belpietro a 'Panorama del giorno' torna a specificare di non aver "mai attaccato né il il Capo il Stato né la Costituzione" a proposito del decreto, poi ritirato, sul caso Englaro. "Non c'è niente di più falso - prosegue Berlusconi - ho una cordialità di rapporti con Napolitano e il presidente del Consiglio non ha alcun interesse" che questo rapporto con "il Capo dello stato" si incrini.
Inoltre, il premier sottolinea di non aver mai attaccato la Costituzione: "Io non ho mai attaccato la Costituzione, anzi semmai l'ho difesa". Berlusconi, come già detto nei giorni scorsi, ribadisce che "la Costituzione non è un moloch" e che "i cassetti del Parlmento sono pieno di progetti per cambiarla fatti dalla sinistra" che, secondo il Cavaliere, "ancora una volta mistifica la realtà per nascondere la mancaza di progetti credibili per l'Italia e per la Sardegna".
Le dichiarazioni di Berlusconi arrivano dopo che ieri Umberto Bossi ha precisato che il presidenzialismo "è possibile solo a patto di mantenere l'equilibrio tra i poteri". "Noi - ricorda il leader della Lega - l'avevamo messo nella devolution perché c'era quell'equilibrio. La difficoltà è proprio realizzare questa condizione".
Sulle polemiche sull'uso dei decreti legge da parte del governo, il Senatur ha sottolineato che Giorgio Napolitano è "figura di garanzia". E' dunque giusto che il capo dello Stato "sia argine verso il governo e il potere di decretazione: c'è una storia - avverte il ministro per le Riforme - che non si può cancellare ed è giusto che ci sia un equilibrio dei poteri".
Quanto alla volontà del governo di cambiare la carta sul tema dei decreti, il leader della Lega assicura: "non ho mai sentito Berlusconi dire che voleva cambiare la Costituzione" in questo campo.
Sulla necessità delle riforme è tornato ieri anche il presidente della Camera Gianfranco Fini, per il quale il Paese ha bisogno "di una corale assunzione di responsabilità da parte della generalità delle forze politiche, nel rispetto della distinzione dei ruoli tra maggioranza e opposizione, per la realizzazione delle riforme che sono necessarie, indispensabili al Paese".
Un invito a riprendere la strada del dialogo è venuto ieri anche dal presidente di Italianieuropei, Massimo D'Alema, che ricordando l'azione politica di Giuseppe Tatarella, ha rimarcato: 'Bisogna allora che i riformisti riprendano il cammino se vogliamo che quell'arrivederci alle riforme, con cui Tatarella salutò l'esito negativo della Bicamerale con un misto di amarezza e ottimismo diventi realtà. Bisogna ricominciare a dialogare - ha sottolineato l'ex ministro degli Esteri - non per il gusto del dialogo ma guardando ai grandi problemi del Paese e cercando di ascoltare e di capire le ragioni degli altri''.
Ribadisco, ma a che gioco stiamo giocando?


Per comprendere la commedia dell'equivico che ha come attore principale il Berluska, riporto quanto affermato dal premier circa una riforma della Carta costituzionale:
"è necessaria perché è una legge fatta molti anni fa sotto l'influsso di una fine di una dittatura e con la presenza al tavolo di forze ideologizzate che hanno guardato alla Costituzione russa come un modello". Serve un chiarimento sulla lettura della Costituzione, ha proseguito, ma non per andare verso una riforma presidenziale, "casomai è l'inverso, e dall'altra parte che si vogliono attribuire dei poteri che secondo l'interpretazione mia e del governo non sono del capo dello Stato ma semmai spettano al governo".


Sapreste dirmi a che gioco stiamo giocando

L'Italia khomeinista di Berlusconi

Tutti gli italiani che ancora conoscono il significato della parola "umanità", in questi giorni si stringono con tutto il loro affetto intorno a Beppino Inglaro, quest'uomo coraggioso e senza retorica, che per amore della figlia (e della moglie) ha sacrificato diciassettenne anni della sua vita, anni che lo segneranno per sempre.L'Italia della barbarie, invece, ha scatenato contro quest'uomo coraggioso e senza retorica una campagna inqualificabile di odio e di linciaggio morale, arrivando alla mostruosità di dargli dell' "assassino" per l'amore con cui, sacrificando diciassette anni della propria vita, ha voluto tener fede alla volontà di sua figlia.Questa campagna di odio e di linciaggio morale, questa ingiuria abominevole di "assassino", è dilagata dai pulpiti dei cardinali di santa romana chiesa, dai talk show catodici di neo predicatori fondamentalisti e perfino, con una irresponsabilità che lascia sbigottiti, dal parlamento della Repubblica, che pure nella sua Costituzione garantisce a ciascuno l'inviolabilità del proprio corpo, il rifiuto di qualsiasi intervento sanitario, ne dovesse andare della propria vita. Perché la tua vita non appartiene allo Stato e non appartiene alla Chiesa, la tua vita appartiene solo a te che la vivi.Ma Sacconi e Berlusconi proprio questo elementare diritto hanno voluto e vogliono calpestare, in una dismisura di servilismo verso la Chiesa gerarchica di Ratzinger. Il decreto legge prima e il disegno di legge poi impongono infatti il sondino obbligatorio al malato che non è in grado di provvedere a se stesso, quale che sia la volontà del paziente. Contro ogni sua espressa, reiterata, solenne, gridata e implorata volontà, dunque. Per ottenere questo obiettivo khomeinista, che renderà la Chiesa e lo Stato sovrani sul tuo corpo, Berlusconi (e i suoi yes-men and women) è pronto a fare a pezzi la Costituzione. Sovrano infatti è chi decide sullo stato di eccezione, come si sa, e sullo "stato di eccezione" di una situazione come quella di Eluana o di Welby o di una vita terminale, che tragicamente dovesse accaderti, o colpire la persona a te più cara, vita che per te o per lei fosse ormai solo tortura, non sarai tu e non sarà questa persona a decidere, la tua tortura sarà prolungata per legge con la nutrizione artificiale, dalla violenza anticostituzionale di una maggioranza asservita all'oscurantismo ecclesiastico.Non basta. Berlusconi e i suoi yes-men hanno utilizzato il dramma di Eluana per sovvertire gli equilibri tra i poteri dello Stato garantiti nella costituzione (garantiti a garanzia dei cittadini, tutti e singolarmente presi).


Articolo apparso sulla prima pagina di Liberazione di Paolo Flores d'Arcais

Odg della Direzione nazionale dell'11.2.2009


Le prossime elezioni europee avvengono proprio mentre è evidente, in tutto il mondo, il fallimento del modello del capitalismo globalizzato. Siamo di fronte ad una crisi di carattere sistemico, non solo economica e finanziaria, ma sociale, alimentare, energetica, ambientale, che sta scuotendo l’intero pianeta. La crisi della globalizzazione capitalista conferma la scelta riaffermata al Congresso di Chianciano del PRC, ovvero quella del rilancio del progetto strategico della rifondazione comunista e di ripresa del percorso cominciato a Genova e proseguito con la grande esperienza partecipativa dei Social Forum, quello della sua internità al movimento mondiale contro la globalizzazione capitalistica e la crisi economica che questa ha prodotto.

In Europa ciò richiede il rafforzamento dell’unità della sinistra antiliberista, anticapitalista e delle forze comuniste, sia nell’ambito del Partito della Sinistra Europea sia in quello del Gruppo Parlamentare Europeo della Sinistra Unitaria Europea-Sinistra Verde Nordica. L’Europa di Maastricht mostra oggi tutti i limiti di una costruzione fondata sul primato del mercato sulla democrazia, sul dogma monetarista che ha imposto politiche finanziarie ed economiche che hanno prodotto aumento delle disuguaglianze, privatizzazioni dei servizi pubblici e controriforme dei sistemi di welfare su tutto il continente, congiuntamente alla precarizzazione del lavoro, alla deregolamentazione dei mercati e alla discriminazione dei migranti. Una discriminazione che si è tradotta nell’accentuarsi della guerra tra poveri, nel perpetuarsi di condizioni di subalternità giuridica nell’accesso ai diritti di cittadinanza reale, nell’approvazione di vere e proprie “leggi razziali”.
Quest’Europa è quella che viene confermata dai contenuti del Trattato di Lisbona e contro cui si sono espressi i popoli europei che hanno potuto pronunciarsi. Neoliberista e allo stesso tempo ademocratica. Un’ Europa a misura delle banche e non dei popoli. Dove il potere è sempre di più nei governi e sempre meno in assemblee democraticamente elette. Un’Europa che è stata fin qui subalterna alla Nato e complice della guerra preventiva, incapace di proporre una politica di pace e di disarmo.
Questa Europa si è retta su una grande coalizione, formata dai più grandi partiti europei, in primis popolari e socialisti, che sono responsabili di queste politiche liberiste e che hanno praticato una costruzione mercantile e non politica dell’Europa. E’ dunque necessario contrastare fortemente questa grande coalizione e costruire l’alternativa alla lunga stagione del neoliberismo.
La Direzione Nazionale decide quindi di dar vita ad un percorso di costruzione della lista in vista delle elezioni europee, aperto e in relazione con i soggetti e le forze del movimento altermondialista, anticapitalista, comunista, femminista, LGBTQ, ambientalista, sindacale. Sulla base del Documento Congressuale, la Direzione nazionale decide pertanto di promuovere una lista da presentare alle prossime elezioni europee che, partendo dalla presentazione del simbolo di Rifondazione Comunista-SE, condivida la scelta di appartenenza al GUE-NGL, unisca tutte le forze anticapitaliste, comuniste, di sinistra, sulla base di contenuti alternativi al progetto di Trattato di Lisbona e all’impostazione neoliberista e militarista dell’ Unione Europea.
La proposta che avanziamo è quella di una lista, che si ponga l’obiettivo di rovesciare queste politiche economiche e sociali antipopolari, che hanno prodotto la crisi, a partire dal programma elaborato dal Partito della Sinistra Europea. Con un percorso partecipato, vogliamo quindi costruire, riconoscendo la non autosufficienza di Rifondazione Comunista, una lista che sia un concreto segnale di unità della sinistra di alternativa; lista di cui siano protagonisti tutti i soggetti che stanno pagando la crisi e tutti i movimenti che si stanno battendo contro le politiche neoliberiste che l’hanno causata: lavoratori, precari, donne, giovani, studenti, pensionati e migranti. Una lista che faccia sue le ragioni di chi in questi anni e in questi mesi sta lottando, nella scuola e nei luoghi di lavoro, per la giustizia sociale e la libertà femminile, che sappia opporsi al razzismo e all’offensiva clericale del Vaticano. Che si batta per un intervento pubblico finalizzato alla riconversione sociale e ambientale dell’economia, per la redistribuzione del reddito, contro la guerra, le spese militari e per il disarmo europeo. Una proposta che rivolgiamo ai tanti e alle tante che da Genova in poi hanno animato l’esperienza dei Fori sociali e che hanno contribuito a dare gambe e sostanza all’idea di un’altra Europa possibile.
Una lista da costruire attraverso una grande partecipazione di tutti coloro che decideranno di farne parte e di sostenerla, al fine di unire e consolidare le forze che in Europa si battono per una uscita da sinistra dalla crisi, per un’alternativa al liberismo e alle fallimentari politiche della grande coalizione fra popolari e socialisti europei. Una lista per un’altra Europa possibile: dell’uguaglianza, della pace, della giustizia sociale ed ambientale , dei diritti e delle libertà.
In questa prospettiva è necessario sviluppare il massimo di iniziativa per evidenziare il percorso politico e di lotta per l’altra Europa, sostenendo e partecipando alle iniziative di movimento già in cantiere e decise dal forum Sociale di Belem, fra le quali il 28 marzo a Londra contro il G20, il 4 aprile a Strasburgo contro la NATO, l’8-10 luglio in Sardegna contro il G8.
Partito della Rifondazione Comunista
Direzione nazionale

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