La "social card" ovvero la nuova tessera per il pane.
1 commenti Pubblicato da PRC C/mare del Golfo alle 21:52
Dubbi e critiche anche da Paolo Pezzana, presidente della Fiopsd, la Federazione delle persone senza fissa dimora. “La prima considerazione da fare – spiega Pezzana – riguarda la platea che è stata scelta: si tratta solo di una fascia di persone anziane bisognose, mentre non si prevede nulla per le famiglie povere, per i minori e per tutte le altre fasce di popolazione in stato di bisogno”. Da un punto di vista più tecnico, la card alimentare (strumento che viene utilizzato negli Usa) può funzionare solo in un determinato contesto. Ma il punto veramente decisivo riguarda i costi. Secondo Pezzana, per essere efficace la card deve essere strutturale, e non un provvedimento una tantum. Ma se divenisse strutturale, i costi salirebbero enormemente.
Il sociologo Marco Revelli, presidente della Commissione povertà (istituita dal governo Prodi e in carica per cinque anni), parla di una presa d’atto della gravità della situazione da parte del governo Berlusconi. Pensare a una card per la spesa alimentare dei pensionati poveri, per Revelli, non è altro che una ammissione del livello di emergenza a cui siamo arrivati. E’ l’ammissione che un limite è stato ormai valicato. Ma nello stesso tempo il governo non pensa a politiche di reale contrasto della povertà – che rimangano totalmente inesistenti in Italia. Non si pensa cioè di andare alla radice del male, ma si tenta di curare gli effetti sociali dell’esclusione economica. Posizioni critiche anche quelle di Cristiano Gori, esperto in politiche della povertà. E nessuno ha parlato ancora della convenzione per le Poste. C’era voluto tanto perché tornasse in gestione ai Comuni il rilascio dei permessi di soggiorno agli immigrati, così mal gestiti dalle Poste fino all’anno scorso. Ora Tremonti torna alle Poste per i poveri.
Il Partito della Rifondazione Comunista vi invita a riflettere. Non saremo tornati alla tessera per il pane del ventennio fascista? e se vale il principo di equivalenza non saremo tornati ad un periodo dove bisognava attestare la condizione di povertà?
Etichette: Politica nazionale
Il pensiero politico in Italia: i "due sovversivismi" di Gramsci.
1 commenti Pubblicato da PRC C/mare del Golfo alle 13:24Un diffuso bisogno di conoscenza ci spinge a proporre e offrire ai lettori del nostro blog una breve panoramica sul pensiero politico italiano. Non faremo una disamina storica ordinata degli eventi e delle culture politiche che hanno influenzato la vita politica italiana, ma cercheremo di analizzare le migliori culture politiche proposte da pensatori che hanno pagato spesso con l'isolamento, il carcere o la morte la loro voglia di raggiungere la libertà e la democrazia.

Gramsci ripensava la vita politica italiana in un quadro storico generale e complesso. Egli riflettendo sulla vittoria del fascismo come conclusione di una particolare evoluzione della storia nazionale, analizzava le cause della profonda divaricazione verificatasi in Italia fra politica e cultura, fra popolo e intellettuali. In questa mancata fusione politica della nazione italiana stanno per Gramsci le ragioni della debolezza del risorgimento e dello Stato italiano. In realtà lo Stato italiano resta dominato secondo Gramsci da due sovversivismi: il sovversivismo dall'alto delle classi dirigenti, incolte, conservatrici e autoritarie, il sovversivismo dal basso delle classi subalterne ridotte all'ignoranza e alla non-partecipazione. In Italia, dunque, secondo Gramsci, sia i laici che i cattolici sono stati incapaci di costruire una cultura politica aperta alle nuove masse popolari e per questo hanno fallito.
Agli intellettuali dell'èlite liberale laica Gramsci imputa il disprezzo delle masse, delle quali non intendono i bisogni e l'irresponsabilità politica nella costruzione dello stato. Alla chiesa imputa, invece, il non volersi compromettere nella vita pratica economica e il mancato impegno per attuare i princìpi sociali che afferma e che non sono attuati. A parere di Gramsci, la Chiesa era disposta a lottare solo per difendere le sue particolari libertà corporative cioè i privilegi che proclama legati alla sua presunta essenza divina. Ma Gramsci critica anche i limiti di corporativismo della masse rinchiuse in interessi economici immediati e in un torpido folklore, scarsamente acculturate, prive di dirigenti dotati di attendibili e responsabili strategie. Per questo motivo Gramsci ritiene essenziale la creazione di collegamenti culturali rigorosi fra intellettuali, dirigenti e masse popolari per scavalcare ogni settarismo e ogni chiusura corporativa ed elitaria e propone la creazione di un partito capace di educare, oltrechè govenare.
Etichette: pensiero politico italiano.
Il ruolo di Rifondazione Comunista: le proposte al CPF di Trapani di Peppe Ortisi.
0 commenti Pubblicato da PRC C/mare del Golfo alle 01:59
"La conclusione del congresso regionale di Pergusa pone le basi per un rilancio del ruolo del partito della rifondazione comunista in Sicilia, la cui funzione è quanto mai necessaria per la difesa dei ceti più deboli alla luce del “pensiero unico” che domina nel nostro Paese dopo l’infausto esito delle ultime elezioni politiche .Il congresso, pur confermando la linea sancita a Chianciano sulla centralità del PRC , ha scelto di rifiutare i due modelli, entrambi fallimentari,di una riproposizione di cartelli elettorali calati dall’alto ,da una parte, o di autosufficienze proclamate rifugiandosi in certezze identitarie, indicando il percorso di una ricostruzione dal basso della sinistra , nel Paese ed in particolare in Sicilia ove più debole è storicamente la presenza dei movimenti di opposizione.Di fronte al tentativo, ormai scoperto , di cancellare definitivamente ogni opposizione sociale e politica al sistema dominante, perseguito tenacemente con l’approvazione di tutti i deputati dell’ARS , a partite da quelli del PD, della legge che stabilisce lo sbarramento al 5% anche nell elezioni amministrative, occorre mobilitarsi urgentemente per contrastare la possibilità, terribilmente concreta, della scomparsa di ogni voce libera dalle assemblee elettive.Il comitato politico provinciale del PRC di Trapani impegna pertanto le proprie strutture territoriali ad attivarsi, da subito, per realizzare forme di coordinamento permanente di tutte le soggettività politiche e dell’associazionismo democratico realmente alternative ai partiti del centrodestra al fine di costruire in ogni realtà iniziative e movimenti che contrastino la deriva antidemocratica causata dall’azione dei governi nazionale e regionale sul tema del diritto all’istruzione, sulla sicurezza, sulla politica economica, sui migranti, sulla sanità, sui diritti civili, sulla disabilità, sulle differenze sessuali, sulla difesa delle condizioni di vita dei lavoratori, sulla precarietà.Su questi temi, e su tanti altri, si può e si deve costruire nel Paese, a partire da Trapani, uscendo dalle secche di una pratica consociativa diventata la strada maestra per il PD,un vasto movimento che proponga classi dirigenti e programmi alternativi a quelli attualmente dominanti".
Etichette: Politica provinciale
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