Lotta alla mafia e azioni politiche.

La lotta alla mafia deve essere un fatto sociale. Questo significa che la mafia va attaccata non solo attraverso forme di repressione del fenomeno malavitoso ma anche attraverso una efficace cultura della legalità. Politicamente significa tradurre tale cultura in azioni concrete: leggi.

Ecco perche gli sforzi delle tante associazioni che lottano contro la mafia, e che si definiscono a ragione apartitiche, necessitano di uno sbocco politico e di un impianto ideologico che deve mettere al centro del progetto la legalità e il rifiuto della mafia. Perchè, se è vero, come è vero, che la cultura della legalità non conosce steccati ideologici, allo stesso modo l'azione politica in parlamento deve basarsi su atti concreti volti a minare alla base il fenomeno mafioso attraverso norme che mettano in difficoltà chiunque voglia delinquere, pulire il denaro sporco, falsificare i bilanci. Tutte le leggi votate a maggioranza e proposte dall'attuale governo muovono nella direzione opposta favorendo chiunque voglia delinquere in genere e in particolare la mafia, vedi scudo fiscale, messa all'asta dei beni confiscati alla mafia, depenalizzazione del falso in bilancio.
Un motivo in più per dire ad alta voce che chi vota PDL, a meno che non si dissoci dagli atti ufficiali del partito, NON HA CREDIBILITA' PER FARE ANTIMAFIA.

Di seguito con una serie di domande e risposte viene chiarito il significato e l'importanza di norme in tema di beni confiscati alla mafia e la gravità dell'emendamento votato in senato che introduce la novità di potere mettere all'asta un bene confiscato con la possibilità che lo stesso ritorni attraverso prestanomi in mano mafiosa

Che cosa prevedono le attuali norme in tema di beni confiscati alla mafia?
La confisca dei beni ai mafiosi è prevista dalla legge Rognoni-La Torre, approvata il 17 settembre 1982 come risposta dello Stato dell’uccisione del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Per la prima volta si aggrediscono i patrimoni di Cosa Nostra con l’obiettivo di sottrarre ai clan la forza finanziaria, ma non si prevedono procedure di riutilizzo degli immobili confiscati: appartamenti, ville, alberghi, magazzini, terreni agricoli.

Come si destinano gli immobili sequestrati alle attività sociali?
Un decreto legge del 1989 introduce le prime forme di destinazione e ammette la possibilità di vendita dei beni. La legge 109 del 1996 - approvata a seguito di una proposta di iniziativa popolare che raccolse oltre un milione di firme - esclude tassativamente la vendita e prevede l’assegnazione degli immobili a fini sociali (cioè alla realizzazione di scuole, comunità di recupero, case per anziani) istituzionali o di pubblica sicurezza. L’idea è di fare tornare alle comunità locali patrimoni accumulati in modo illecito.

Che cosa dice l’emendamento appena approvato dal Senato?
Stabilisce il termine di 90 giorni, centottanta nei casi più complessi, perché l’Agenzia del Demanio assegni agli enti locali gli immobili confiscati. Nel caso in cui questo non accada, introduce la possibilità di metterli all’asta. Eventualità concreta, visto che i tempi di destinazione sono di solito molto più lunghi di tre mesi e le procedure farraginose.

Quanti beni sono stati confiscati e assegnati?
Dalla legge del 1982 al 30 giugno del 2009, ultimo dato disponibile, sono stati confiscati 8.933 immobili. Ne sono stati assegnati 5.407, mentre ben 3.213 beni sono bloccati al Demanio, spesso per problemi di ipoteche o di proprietà indivise o non individuabili. A meno che non vengano assegnati entro novanta giorni, sono quelli che potrebbero essere venduti all’asta.

Come verrebbero utilizzati i proventi?
L'emendamento prevede che i soldi ricavati dalle vendite all’asta siano dati per metà al ministero degli Interni (alle forze di polizia), e per metà a quello della Giustizia. Il procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli, e diverse associazioni antimafia tra cui Libera di don Luigi Ciotti hanno lanciato l'allarme sul rischio che l'emendamento possa rappresentare un regalo alla mafia.

Perché potrebbe essere un regalo alla mafia?
Perché i clan mafiosi, attraverso prestanome, avrebbero la possibilità di riappropriarsi dei beni che hanno perduto. A favore della misura è invece l’associazione familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, la quale spera che lo Stato trovi così i fondi da destinare ai parenti delle vittime di mafia.

Ci sono altre ragioni di opposizione?
Comuni e associazioni si chiedono come lo Stato ritenga di superare, con le aste, i problemi che hanno rallentato l’iter di assegnazione ai Comuni. Ipoteche e proprietà indivise sarebbero di ostacolo anche alle compravendite.

Che cosa sono gli 8.933 immobili confiscati?
La maggior parte dei beni, 4.702, sono case, ville, appartamenti. I terreni sono 2.287. Box, garage, autorimesse, cantine, posti auto ammontano a 1.075. I fabbricati in genere sono 474; gli impianti industriali, le cave, i capannoni, 190. Diciotto gli alberghi, le pensioni, gli impianti sportivi. Gli edifici non catalogati 187. Valgono più di 220 milioni di euro e si trovano nell'83 per cento dei casi in Sicilia, Campania, Calabria e Puglia. Ma un significativo 7,2 per cento è in Lombardia.

Come si assegnano i beni confiscati?
Il Demanio chiede al Comune, e di recente anche alla Regione e alla Provincia in cui ricade il bene, di manifestare l’interesse a utilizzarlo per fini sociali, istituzionali o di sicurezza. Se c’è un’indicazione in tal senso, parte l’iter per l’assegnazione, definita anche destinazione. Se questo processo si conclude positivamente, si passa alla consegna, atto con cui l’immobile entra nel patrimonio indisponibile, quindi non vendibile, dell’ente locale. A quel punto, se il Comune non ha intenzione di utilizzare direttamente il bene per fini istituzionali, emana un bando aperto alle associazioni di volontariato o alle cooperative sociali che operano sul territorio.

Quali difficoltà hanno gli enti locali?
Quando entrano in possesso di beni sequestrati, la difficoltà maggiore è la mancanza di finanziamenti per la messa in sicurezza e la ristrutturazione del bene. Molti Comuni siciliani, per esempio, chiedono da tempo che l’immobile sia accompagnato da una «dote» finanziata con i soldi sequestrati alla mafia.

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