Quando un sindaco sceglie un assessore e ci risulta che a Castellammare il sindaco abbia fortemente voluto scegliersi i suoi collabboratori, tutti ci saremmo aspettati che i criteri di scelta si fossero basati su competenze e capacità. Succede adesso che per migliorare il traffico urbano di Castellammare del Golfo è stato conferito dal Sindaco Bresciani all'ingegnere Salvatore Amoroso un incarico di consulenza. Per tale mansione il professionista percepirà la bellezza di 20 mila euro. Una domanda nasce spontanea: ma tale mansione non poteva essere svolta dall'assessore Marilena Barbara che ha anche la delega alla viabilità? La domanda che poniamo ai cittadini risponde all'esigenza di fare fronte alla penuria di risorse comunali anche attraverso un risparmio per spese di consulenza. In tempi non sospetti avevamo chiesto, per fare fronte alla carenza di fondi dell'ente comunale, il dimezzamento dell'indennita di sindaco, assessori e consiglieri comunali e di azzerare le spese per consulenze esterne. La risposta è stata: PICCHE.
Partito della Rifondazione Comunista
circolo di Castellammare del Golfo.

di Roberta Fantozzi.


L'accordo separato firmato da governo, Confindustria, Cisl, Uil, Ugl, non è un evento inaspettato preceduto come è stato dalla lunga serie di accordi separati di categoria. Tanto meno lo è dopo l'offensiva lanciata nei giorni scorsi da Confindustria, Cisl e Uil, e le dichiarazioni di Walter Veltroni. Ma è fortissimo il senso dello strappo, per l'accelerazione che si è prodotta, come per la gravità estrema di quanto è accaduto. Berlusconi cerca di realizzare nuovamente l'obiettivo che segnò il suo governo nel 2002, quando con il Patto per l'Italia puntò ad isolare e marginalizzare la Cgil. Lo vuol fare, oggi come ieri, per realizzare un disegno "costituente" che mira a determinare in senso fortemente regressivo non solo la condizione materiale del mondo del lavoro, ma natura e ruolo dei soggetti sociali e dunque lo statuto della democrazia nel nostro paese. Un disegno persino esibito dalla coincidenza temporale della firma dell'accordo e del primo via libera dato dal parlamento al federalismo. Entrambe scelte "costituenti" che puntano a dividere e frammentare, mettere in contrapposizione i territori come i lavoratori, distruggere i residui elementi universalistici e solidaristici del nostro modello sociale. Entrambe scelte che hanno registrato l'assenza grave dell'opposizione parlamentare. L'accordo firmato riprende, solo sintetizzandolo, il documento di Confindustria che aveva già visto convergere Cisl e Uil. Il contratto nazionale di lavoro viene svuotato di ogni ruolo: non serve a redistribuire la produttività, non serve nemmeno a difendere salari e stipendi dall'inflazione reale. E' viceversa lo strumento della generalizzata e ulteriore riduzione dei salari, legati ad un'indice dell'inflazione "depurato" dall'aumento dei costi dell'energia importata. La contrattazione aziendale, che riguarda meno del venti per cento delle imprese, consente aumenti salariali solo in relazione alla "produttività" e "redditività" delle imprese, all'aumento dello sfruttamento e della fatica del lavoro, ad ulteriori sgravi fiscali e contributivi per le imprese, che si esige diventino "strutturali, certi, facilmente accessibili". Il contratto nazionale potrà essere derogato solo in peggio, mentre nulle sono le garanzie per la stragrande maggioranza dei lavoratori che non accedono alla contrattazione di secondo livello. Si rimanda ad altra sede la definizione delle "modalità per garantire la tregua sindacale", ma la sostanza resta quella di sanzionare e limitare pesantemente il diritto di sciopero. Viene reiterata la previsione di "ulteriori forme di bilateralità per il funzionamento dei servizi integrativi di Welfare", nodo centrale anche del Libro Verde del ministro Sacconi. Il sindacato non è più, secondo l'accordo, il rappresentante autonomo degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori, organizzazione di conflitto e contrattazione. E' insieme alle imprese il gestore di servizi, di uno stato sociale che vede ritrarsi ruolo e garanzie pubbliche e viene consegnato a logiche privatistiche, a quegli enti bilaterali in cui si sostanzia il ridisegno neocorporativo dell'insieme delle relazioni sociali. Non è un caso che il governo abbia varato in agosto un taglio micidiale delle risorse per sanità, enti locali, istruzione, lavoro pubblico. L'accordo separato è destinato ad aggravare la situazione economica e sociale complessiva, perché impoverisce ancora di più i lavoratori, in una crisi che è determinata esattamente dall'acuirsi delle disuguaglianze, da quel "mondo di bassi salari" prodotto da un trentennio di politiche neoliberiste.La partita non è tuttavia chiusa. Non lo è come non lo fu nel 2002, sebbene sia evidente il quadro peggiore di oggi rispetto a ieri, per la sconfitta della sinistra, per la collocazione del Pd. Non lo è in virtù della tenuta decisiva che la Cgil ha avuto. Non lo è in virtù della disponibilità alla lotta che le lavoratrici e i lavoratori hanno dimostrato, aderendo il 12 dicembre allo sciopero generale della Cgil e dei sindacati di base. Diventa decisiva l'attivazione di una risposta forte nei luoghi di lavoro e nei territori. Una risposta adeguata alla gravità di quanto avvenuto, alla volontà di riscrivere le relazioni sindacali e i rapporti sociali contro la più grande organizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori, impoverire e dividere ulteriormente il mondo del lavoro, distruggere ruolo e autonomia del sindacato. Crediamo sia necessaria la costruzione di un nuovo sciopero generale. Crediamo sia obbligatorio il pronunciamento delle lavoratrici e dei lavoratori sull'accordo. Per parte nostra ci saremo. E' in gioco il futuro dei diritti del lavoro e della democrazia.

Riforma del modello contrattuale
di Loris Campetti

«Ennesimo accordo separato. La riforma del modello contrattuale è stata firmata a palazzo Chigi solo dalle associazioni datoriali insieme a Cisl, Uil e Ugl. La Cgil ancora una volta si dispone a dire «no» all’intesa». Ecco un fulgido esempio di equilibrio - la mitica neutralità dell’informazione - trasformato in un lancio dell’agenzia giornalistica Agi. In quell’«ennesimo» e nell’«ancora una volta» si esprime una netta condanna dell’operato del sindacato di Epifani e a stento si nasconde la gioia per l’isolamento a cui la Cgil è stata costretta dal patto governo-padroni-Cisl e Uil. Si sognano gli anni Cinquanta, è bene saperlo preparandosi a vederne delle belle (si fa per dire). Con la differenza che negli anni Cinquanta esisteva un’opposizione politica forte e determinata che oggi non c’è.

Il testo dell’accordo quadro
ACCORDO QUADRO RIFORMA DEGLI ASSETTI CONTRATTUALI ROMA, 22 GENNAIO 2009
Il Governo e le parti sociali firmatarie del presente accordo, con l’obiettivo dello sviluppo economico e della crescita occupazionale fondata sull’aumento della produttività, l’efficiente dinamica retributiva e il miglioramento di prodotti e servizi resi dalle pubbliche amministrazioni, convengono di realizzare - con carattere sperimentale e per la durata di quattro anni- un accordo sulle regole e le procedure della negoziazione e della gestione della contrattazione collettiva, in sostituzione del regime vigente.Le parti fanno espresso rinvio agli accordi interconfederali sottoscritti al fine di definire specifiche modalità, criteri, tempi e condizioni con cui dare attuazione ai principi, di seguito indicati, per un modello contrattuale comune nel settore pubblico e nel settore privato:1. l’assetto della contrattazione collettiva è confermato su due livelli: il contratto collettivo nazionale di lavoro di categoria e la contrattazione di secondo livello come definita dalle specifiche intese;2. il contratto collettivo nazionale di lavoro di categoria:- avrà durata triennale tanto per la parte economica che normativa;- avrà la funzione di garantire la certezza dei trattamenti economici e normativi comuni per tutti i lavoratori del settore ovunque impiegati nel territorio nazionale;- per la dinamica degli effetti economici si individuerà un indicatore della crescita dei prezzi al consumo assumendo per il triennio - in sostituzione del tasso di inflazione programmata - un nuovo indice previsionale costruito sulla base dell’IPCA (l’indice dei prezzi al consumo armonizzato in ambito europeo per l’Italia), depurato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici importati. L’elaborazione della previsione sarà affidata ad un soggetto terzo;- si procederà alla verifica circa eventuali scostamenti tra l’inflazione prevista e quella reale effettivamente osservata, considerando i due indici sempre al netto dei prodotti energetici importati;- la verifica circa la significatività degli eventuali scostamenti registratisi sarà effettuata in sede paritetica a livello interconfederale, sede che opera con finalità di monitoraggio, analisi e raccordo sistematico della funzionalità del nuovo accordo;- il recupero degli eventuali scostamenti sarà effettuato entro la vigenza di ciascun contratto nazionale;
- il nuovo indice previsionale sarà applicato ad un valore retributivo individuato dalle specifiche intese;- nel settore del lavoro pubblico, la definizione del calcolo delle risorse da destinare agli incrementi salariali sarà demandata ai Ministeri competenti, previa concertazione con le Organizzazioni sindacali, nel rispetto e nei limiti della necessaria programmazione prevista dalla legge finanziaria, assumendo l’indice (IPCA), effettivamente osservato al nettodei prodotti energetici importati, quale parametro di riferimento per l’individuazione dell’ indice previsionale, il quale viene applicato ad una base di calcolo costituita dalle voci di carattere stipendiale e mantenuto invariato per il triennio di programmazione;- nel settore del lavoro pubblico, la verifica degli eventuali scostamenti sarà effettuata alla scadenza del triennio contrattuale, previo confronto con le parti sociali, ai fini dell’eventuale recupero nell’ambito del successivo triennio, tenendo conto dei reali andamenti delle retribuzioni di fatto dell’intero settore;3. la contrattazione collettiva nazionale di categoria o confederale regola il sistema di relazioni industriali a livello nazionale, territoriale e aziendale o di pubblica amministrazione;4. la contrattazione collettiva nazionale o confederale può definire ulteriori forme di bilateralità per il funzionamento di servizi integrativi di welfare;
5. per evitare situazioni di eccessivo prolungamento delle trattative di rinnovo dei contratti collettivi, le specifiche intese ridefiniscono i tempi e le procedure per la presentazione delle richieste sindacali, l’avvio e lo svolgimento delle trattative stesse;6. al rispetto dei tempi e delle procedure definite è condizionata la previsione di un meccanismo che, dalla data di scadenza del contratto precedente, riconosca una copertura economica, che sarà stabilita nei singoli contratti collettivi, a favore dei lavoratori in servizio alla data di raggiungimento dell’accordo;7. nei casi di crisi del negoziato le specifiche intese possono prevedere anche l’interessamento del livello interconfederale;8. saranno definite le modalità per garantire l’effettività del periodo di “tregua sindacale” utile per consentire il regolare svolgimento del negoziato;9. per il secondo livello di contrattazione come definito dalle specifiche intese - parimenti a vigenza triennale - le parti confermano la necessità che vengano incrementate, rese strutturali, certe e facilmente accessibili tutte le misure volte ad incentivare, in termini di riduzione di tasse e contributi, la contrattazione di secondo livello che collega incentivi economici al raggiungimento di obiettivi di produttività, redditività, qualità, efficienza, efficacia ed altri elementi rilevanti ai fini del miglioramento della competitività nonché ai risultati legati all’andamento economico delle imprese, concordati fra le parti;10. nel settore del lavoro pubblico l’incentivo fiscalecontributivo sarà concesso, gradualmente e compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, ai premi legati al conseguimento di obiettivi quantificati di miglioramento della produttività e qualità dei servizi offerti, tenendo conto degli obiettivi e dei vincoli di finanza pubblica;11. salvo quanto espressamente previsto per il comparto artigiano, la contrattazione di secondo livello si esercita per le materie delegate, in tutto o in parte, dal contratto nazionale o dalla legge e deve riguardare materie ed istituti che non siano già stati negoziati in altri livelli di contrattazione;12. eventuali controversie nella applicazione delle regole stabilite, saranno disciplinate dall’autonomia collettiva con strumenti di conciliazione ed arbitrato;13. la contrattazione di secondo livello di cui al punto 9, deve avere caratteristiche tali da consentire l’applicazione degli sgravi di legge;14. per la diffusione della contrattazione di secondo livello nelle PMI, con le incentivazioni previste dalla legge, gli specifici accordi possono prevedere, in ragione delle caratteristiche dimensionali, apposite modalità e condizioni;
15. salvo quanto già definito in specifici comparti produttivi, ai fini della effettività della diffusione della contrattazione di secondo livello, i successivi accordi potranno individuare le soluzioni più idonee non esclusal’adozione di elementi economici di garanzia o forme analoghe, nella misura ed alle condizioni concordate nei contratti nazionali con particolare riguardo per le situazioni di difficoltà economico-produttiva;16. per consentire il raggiungimento di specifiche intese per governare, direttamente nel territorio o in azienda, situazioni di crisi o per favorire lo sviluppo economico ed occupazionale, le specifiche intese potranno definire apposite procedure, modalità e condizioni per modificare, in tutto o in parte, anche in via sperimentale e temporanea, singoli istituti economici o normativi dei contratti collettivi nazionali di lavoro di categoria;17. salvo quanto già definito in specifici comparti produttivi, i successivi accordi dovranno definire, entro 3 mesi, nuove regole in materia di rappresentanza delle parti nella contrattazione collettiva valutando le diverse ipotesi che possono essere adottate con accordo, ivi compresa la certificazione all’INPS dei dati di iscrizione sindacale;18. le nuove regole possono determinare, limitatamente alla contrattazione di secondo livello nelle aziende di servizi pubblici locali, l’insieme dei sindacati, rappresentativi della maggioranza dei lavoratori, che possonoproclamare gli scioperi al termine della tregua sindacale predefinita;19. le parti convengono sull’obiettivo di semplificare e ridurre il numero dei contratti collettivi nazionali di lavoro nei diversi comparti.Le parti confermano che obiettivo dell’intesa è il rilancio della crescita economica, lo sviluppo occupazionale e l’aumento della produttività, anche attraverso il rafforzamento dell’indicazione condivisa da Governo, imprese e sindacati per una politica di riduzione della pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese, nell’ambito degli obiettivi e dei vincoli di finanza pubblica.

di Jamil Hilal.


Obiettivo di Israele nell'attacco a oltranza ad Hamas: riaffermare l'egemonia militare nell'area.
Piombo fuso è un avvertimento a Hezbollah, Siria e Iran. Ma l'immagine di uno stato assetato di sangue è una sconfitta politica«Ribadisco che tratteremo la popolazione (di Gaza) con un guanto di velluto». (Il premier israeliano Ehud Olmert). Israele ha cominciato i bombardamenti aerei su Gaza la mattina del 27 dicembre, e l'attacco di terra con i tank e la fanteria ha avuto inizio il 3 gennaio. Al 9 gennaio circa 776 palestinesi (per metà donne e bambini) erano stati massacrati (alcuni corpi si ritiene siano sotto le macerie degli edifici distrutti), e circa 3150 persone ferite. Ospedali, scuole, case e università sono state bersagliate, è stata tagliata l'elettricità, l'assedio di Gaza è stato inasprito all'estremo, e l'infrastruttura di Gaza ha subito un danno incalcolabile. Facendo le debite proporzioni, queste cifre equivarrebbero a 31 mila italiani (o britannici) uccisi e più di 124 mila feriti in meno di undici giorni. Il danno patrimoniale ammonta a miliardi di dollari. Nella minuscola lingua di terra chiamata Gaza, un milione e mezzo di palestinesi (di cui la metà ha meno di 15 anni) è stipato in un'area che non misura più di 362 chilometri quadrati. Questo ne fa la il luogo più densamente popolato del pianeta. Oltre tre quarti della popolazione sono profughi di prima, seconda e terza generazione provenienti da aree su cui Israele ha assunto il controllo nel 1948. La metà dei profughi vive in otto campi profughi che dipendono tuttora dagli aiuti umanitari. Lo spossessamento, l'occupazione prolungata, l'assedio hanno fatto della Striscia di Gaza uno dei posti più sventurati della terra. La ben orchestrata macchina propagandistica ufficiale israeliana, che come al solito recita il ruolo della vittima, ha parlato a un Occidente (Usa e Europa) ricettivo delle «estreme sofferenze» patite dagli israeliani: loro, che hanno le armi nucleari, si sentono minacciati dai razzi di Hamas. La propaganda però non spiega perché questi razzi vengono lanciati. Prima che Gaza fosse trasformata dagli israeliani in un mattatoio, nei sei mesi precedenti era stato ucciso un israeliano. E da quando il guanto di velluto dell'esercito ha trasformato Gaza in un grande campo di prigionia, altri tre israeliani (tra i quali un palestinese con cittadinanza israeliana) sono stati uccisi dai razzi. Va ricordato che imporre un assedio e un blocco a una popolazione civile è un atto di guerra, che mira a sottomettere la volontà degli assediati. Il fatto che Gaza è sotto occupazione diretta e indiretta sin dal 1967 non viene detto dai media ufficiali israeliani né dalla gran parte dei media occidentali.


Un enorme campo di prigionia

La macchina propagandistica israeliana evita anche di spiegare perché tutte le fazioni politiche palestinesi (e non solo Hamas) il 19 dicembre 2008 non hanno riconfermato la tregua di sei mesi (iniziata il 18 giugno 2008). La semplice verità è che la tregua era stata rispettata da parte palestinese, ma non dall'esercito israeliano, che ha continuato i suoi omicidi di militanti palestinesi e il suo assedio di Gaza. La tregua non era stata estesa fino a coprire la Cisgiordania, dove gli insediamenti coloniali hanno continuato a espandersi, e Israele ha continuato l'incarcerazione di militanti palestinesi, che ora ammontano a più di 10mila (l'equivalente di 250mila italiani in carcere per ragioni politiche). Tra quelli che sono ancora nelle prigioni israeliane vi sono circa 40 membri eletti del Consiglio legislativo palestinese.Ora sappiamo dai giornali israeliani che l'operazione Piombo fuso è stata pianificata sotto la supervisione del ministro della difesa Barak nel giugno 2008, cioè sei mesi prima della guerra a Gaza (27 dicembre 2008). In altre parole, la guerra israeliana contro Gaza non è stata una reazione alla violazione della tregua da parte dei palestinesi. Le motivazioni erano altre .Il ritiro unilaterale da Gaza di Sharon nel 2005 avrebbe dovuto mettere fine all'occupazione militare di Israele su quella lingua di terra palestinese. Ma la mossa, molto pubblicizzata, non era niente più che una mistificazione, perché Israele ha continuato a mantenere il pieno controllo sui varchi, sullo spazio aereo, sulle acque extraterritoriali, sull'economia, sull'elettricità e su molte altre cose. Terminata l'occupazione diretta, Gaza è stata trasformata in un enorme campo di prigionia. Israele possedeva la chiave dei suoi pochi ingressi, e ha continuato con le incursioni militari e gli omicidi a suo piacimento. In breve, Gaza è stata soggetta a un sistema di punizione collettiva. Ma questo è in linea con la politica - perseguita da tempo da Israele - di criminalizzare i palestinesi etichettandoli come «terroristi» inidonei a gestire uno stato, come incivili, ecc.Dopo la vittoria elettorale di Hamas nel 2006, per la macchina propagandistica di Israele è stato facile promuovere in Europa e negli Usa la sua politica di punizione collettiva con la scusa di «combattere il terrorismo». Così, nel settembre 2007, Israele ha dichiarato Gaza «territorio ostile». Vale la pena ricordare che nel marzo 2002 Israele inviò i suoi tank, i suoi F16 e gli elicotteri Apache in Cisgiordania per distruggere i posti di polizia, le sedi dell'Autorità palestinese (compreso il quartier generale di Arafat, che fu messo agli arresti domiciliari) e le infrastrutture, sempre con il pretesto di combattere il «terrorismo». Perché quasi sempre qualunque violenza esercitata dai deboli è etichettata «terrorismo» mentre la violenza esercitata dalle grandi potenze (tra cui gli Usa e Israele) è definita «anti-terrorismo».

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