Al di là delle considerazioni di più ampio respiro provo a fare una prima sintetica analisi del voto per quanto riguarda Castellammare. IL PRC si attesta al 3,5% con 163 voti al suo attivo. Il dato si sposa con le nostre aspettative. Si poteva forse fare di più e per questo un pò di rammarico resta. L'aspetto più positivo è quello, che pur tra mille difficoltà, rimaniamo un gruppo compatto, dalle buone potenzialità e animato da tanto tanto coraggio. Per questo care compagne e compagni continuiamo a resistere e a rinnovare il nostro impegno per un'altra Castellammare.

Giacomo

Meglio del 2008, ma non basta. Una prima analisi del voto
su redazione del 08/06/2009


Non vi è dubbio che siamo di fronte ad una sconfitta. Per di più dolorosa e robusta nelle proporzioni. La lista comunista e anticapitalista supera di poco il milione di voti (con una percentuale del 3,37%), perdendo quasi i due terzi dei consensi registrati alle elezioni europee del 2004, quando il Prc raccolse 1milione e 970 mila voti (il 6,1%) e il Pdci 780mila voti (il 2,4%). Se confrontiamo il risultato con la clamorosa débâcle della Sinistra l’Arcobaleno alle elezioni politiche del 2008 (1milione 120 mila voti, 3,1%), rileviamo un recupero di due decimi percentuali ma un arretramento in termini assoluti di 90mila voti. Contestualmente, Sinistra e Libertà raggiunge un risultato inferiore al nostro e modesto (3,12% e 950mila voti), soprattutto se confrontato con premesse, e cioè il risultato dei Verdi (2,5%, 800mila voti) e dei Socialisti (2%, 660mila voti) alle scorse elezioni europee che, al netto dell’apporto del Movimento per la Sinistra (che nelle intenzioni sarebbe dovuto essere il motore catalizzatore del progetto, drenando la parte maggioritaria dei consensi), che lasciavano presagire un risultato diverso.Anche sommando i due risultati (quello della Lista comunista e quello di Sinistra e Libertà) i conti non tornano. Non tornano perché – al netto della consistenza elettorale del Partito socialista, circa 350mila voti e un punto percentuale alle elezioni politiche del 2008 – le due forze più consistenti della sinistra alternativa recuperano soltanto il 35% dei voti perduti in corrispondenza del disastro delle elezioni politiche. I flussi elettorali in uscita allora registrarono uno spostamento di circa 1milione e 500 mila voti dalle forze della sinistra al Partito democratico, una astensione di sinistra soppesabile in circa 500mila voti e uno spostamento di circa 300mila voti verso l’allora sinistra comunista (Pcl e Sinistra Critica).È ovviamente troppo presto per un’analisi accurata, ma è verosimile ritenere – leggendo i primi dati – che se una parte del nostro elettorato deluso è tornato a votare a sinistra (sia perché meno attratto dalla sirena del voto utile, sia perché meno attratto da liste identitarie, che nel 2008 rappresentavano le uniche falci e martello sulla scheda, sia perché convinto a rientrare da un non voto di protesta) un’altra parte, ben più consistente (ripetiamo: il 65% circa), ha confermato la sua scelta. Si tratta cioè di quasi due terzi di elettorato tradizionalmente comunista e di sinistra che anche a questa tornata europea ha confermato il non voto alle due liste maggiori della sinistra: in minima parte confermando un voto minoritario alla lista di Ferrando (che conferma lo 0,5% delle politiche e tiene l’80% dei suoi 208mila voti), in parte verso il Pd (ma è verosimile ipotizzare, considerandone il calo complessivo, che si tratta di una percentuale molto bassa, intorno a pochi decimi percentuali) e, soprattutto, verso l’astensione e verso la lista di Di Pietro, l’unica forza politica anti-berlusconiana che cresce poderosamente (dal 4,3% e 1.600.000 voti del 2008 all’8% e 2.450.000 voti del 2009).I problemi non diminuiscono se analizziamo, nello specifico, il risultato della nostra lista.Si tratta di una sconfitta indubbiamente pesante che vede un buon risultato al Sud (4,05%, ma con una Sinistra e Libertà che sfiora il 5,5%), una dignitosa tenuta al Centro (4,46% contro il 3,59% di Sinistra e Libertà) e in Sardegna (4,8% contro il 2,9% di SeL), e un arretramento molto consistente nelle Isole complessivamente intese (2,8%) e, soprattutto, nel Nord-Ovest (3%) e nel Nord-Est (2,3%).Per un giudizio più ponderato dobbiamo aspettare i dati disaggregati delle grandi città (a confronto con i dati amministrativi) e delle zone industriali e operaie. L’intreccio tra i risultati elettorali e la mappa geografica dei luoghi (città, paesi, comuni e quartieri) in cui massimo è stato lo sforzo organizzativo e di radicamento politico e sociale sarà essenziale per indicare linee di tendenza utili per il prosieguo del nostro lavoro. Già ora però possiamo porre in evidenza alcune constatazioni che, all’interno della sconfitta, ci devono confortare. La prima: ci siamo mantenuti, da soli, sopra il risultato percentuale delle elezioni politiche dell’Arcobaleno.La seconda: ci siamo mantenuti, con il nostro progetto di riaggregazione delle forze comuniste e anticapitaliste, sopra la ben più sponsorizzata (dai media e dal Partito democratico) lista di Sinistra e Libertà.Qual è la prima sommaria conclusione a cui ci conducono questi dati e queste constatazioni, se accolte con l’onestà intellettuale che al tempo dell’analisi del voto dell’Arcobaleno rese incontrovertibili e non ideologiche le nostre critiche nei confronti di un progetto complessivamente moderato (come dimostrò l’astensione di protesta), privo di un profilo identitario riconoscibile (come dimostrò lo spostamento di consensi verso le liste comuniste) e incapace di essere utile e incidere nella scena politica (come dimostrò il travaso di voti verso il Partito democratico)? Che il progetto della ricostruzione di un partito comunista più forte delle nostre relative debolezze non riceve un battesimo incoraggiante, subisce obiettivamente una battuta d’arresto. Ma non si compromette strategicamente, perché non incorre in un risultato elettorale clamorosamente fallimentare (come sarebbe stato sotto la soglia dell’Arcobaleno e sotto Sinistra e Libertà).Bisogna proseguire sulla strada che avevamo intrapreso: coordinamento permanente delle forze comuniste e anticapitaliste (Prc, Pdci e Socialismo 2000) e, a fronte del risultato elettorale, coordinamento allargato anche a quanti in Sinistra e Libertà intendono lavorare per un progetto unitario, riconoscendo le responsabilità di una divisione all’interno della sinistra (e in primo luogo dentro il Prc) che ha fatto fallire l’obiettivo del 4%.Ma attenzione a due elementi. In primo luogo sarebbe un errore devastante ritenere che queste elezioni europee indichino come via d’uscita dalla crisi della sinistra la riunificazione coatta di comunisti e Sinistra e Libertà. L’esperienza dell’Arcobaleno lo dimostra incontrovertibilmente. Altra cosa, analizzando il voto, sarebbe stata se il Movimento per la Sinistra fosse rimasta in Rifondazione comunista e non si fosse fatta protagonista di una scissione che oggi si dimostra tragicamente dannosa e potenzialmente esiziale (come avevamo denunciato prima, durante e in seguito al congresso). In secondo luogo è impellente stabilire un profilo chiaro per questo coordinamento, non solo in relazione alle politiche europee (l’ambiguità di Sinistra e Libertà rispetto alla collocazione europea lo dimostra), ma soprattutto in relazione al Partito democratico e al rapporto con il centro-sinistra. È necessario che questo polo sia autonomo, e cioè che eviti i due errori speculari del settarismo e della subalternità. Ed è necessario che dal cuore di questo coordinamento emerga una Rifondazione comunista più forte di quella che è in campo oggi e più radicata.

Ennesimo "omicidio bianco".




Circolo Metropolis - Partito della Rifondazione Comunista Castellammare

Comunicato per la morte di un lavoratore dell’Eurofish

Esprimiamo cordoglio ai familiari di Giacomo Pace, morto tragicamente in mare, mentre svolgeva il suo lavoro di guardiano delle vasche dei tonni dell’Eurofish.
Si tratta dell’ennesimo “omicidio bianco” sul lavoro.
Si pone un problema di sicurezza e di severi controlli all’interno di un’attività particolarmente rischiosa : già l’anno scorso si era sfiorata la tragedia con un sommozzatore colpito da embolia mentre lavorava all’interno delle vasche.
Chiediamo che la magistratura faccia piena luce sulle dinamiche dell’accaduto e accerti le eventuali responsabilità della ditta.
Chiediamo inoltre la revoca della concessione dell’impianto di stabulazione nelle acque del golfo, attività di forte impatto ambientale che ha finora portato molti vantaggi alla ditta e ben pochi alla comunità.

C.mmare Golfo , 07.06.2009

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