Difendiamo L'Università e la ricerca.

I provvedimenti del Governo Berlusconi sul sistema universitario danneggiano studenti, docenti, ricercatori e famiglie degli studenti (non ricche ovviamente).
Il circolo PRC di Castellammare del Golfo invita tutte/i a riflettere su quanto sta accadendo sulla nostra pelle.

Il sistema universitario è oggetto di provvedimenti che rischiano di cancellare l'Università che abbiamo conosciuto. Il D.L. 112/08 è statoconvertito in legge (n°. 133/08), ed è dunque pienamente operativo, confermando i contenuti sui quali abbiamo già a luglio espresso un giudizio durissimo e avviato prime iniziative di informazione e dicontrasto.
Ne ricordiamo punti salienti:
* limitazione al 20% del turn-over, per gli anni 2009-2011 e al50% per l'anno 2012 del personale docente e tecnico-amministrativo,dopo due anni di blocco dei concorsi;
* ulteriori drammatici tagli al Fondo di Finanziamento ordinario,che viene decurtato di circa il 25% in termini reali entro il 2012;(ma per quest'anno il finanziamento dei PRIN scende da 160 a 98milioni di euro):
* la possibilità di trasformazione degli Atenei in Fondazioniprivate, con la privatizzazione dei rapporti di lavoro, ilconferimento dei beni dell'Università al nuovo soggetto privato el'indeterminatezza degli organi di gestione degli atenei la cuicomposizione e funzione non viene per nulla chiarita.
* il taglio delle retribuzioni del personale.
Tali provvedimenti vanno ben oltre la congiuntura e una pura manovra di risparmio, ma determinano invece uno scenario in cui spariscel'Università italiana come sistema nazionale tutelato dalla Costituzione, in cui il ruolo pubblico è elemento decisivo di garanzia per la liberta' di ricerca e d'insegnamento e degli interessi generali del paese.
Saranno in primo luogo gli studenti ad essere danneggiati, perché non sarà più garantita un'offerta formativa di qualità legata all'inscindibilità di didattica e ricerca, perché il taglio deifinanziamenti condurrà all'aumento senza limiti delle tasse universitarie e perché la possibilità di assumere sempre meno docenticondurrà ad un ampliamento massiccio dei corsi di laurea a numero chiuso e alla soppressione di corsi di laurea non già sulla base di un'attenta valutazione della loro efficacia, bensì per via dell'impossibilità di garantire la presenza del personale docente necessario.
Insieme con gli studenti, i primi danneggiati sono i giovani studiosi: il blocco del turn-over, riducendo drasticamente il numero dei docenti in ruolo a fronte delle uscite per pensionamento già note, impedirà ilricambio generazionale, aggravando il problema già insopportabile del precariato, e chiudendo le porte dell'Università ad intere generazioni. Ma è l'intero sistema che si ripiega su se stesso, negando ai docenti le opportunità di ricerca e di didattica di qualità, appaltando al privato le scelte fondamentali (un privato che, giova ricordarlo, è tra gli ultimi al mondo per finanziamento della ricerca). Chi presidierà le aree più delicate e meno immediatamente redditizie della ricerca? Si vuole importare un modello che mutua, dal mondo anglosassone, gli aspetti di disuguaglianza sociale, di sistema di poche Università di eccellenza, di riduzione di diritti ed opportunità, mentre non esistono neppure lontanamente le condizioniper mutuarne gli aspetti di alta produttività scientifica. E a fronte di una riduzione del 25% dei finanziamenti, anche le Università che oggi si autodefiniscono "virtuose" saranno trascinate nel gorgo dello squilibrio finanziario strutturale, strette nella forbice dei costi crescenti e della riduzione delle entrate.
Noi crediamo fermamente che occorra mobilitarsi da subito in modoforte e convinto per chiedere la cancellazione dei provvedimenti edarrestare una deriva che si annuncia completa su tutti gli aspetti delfunzionamento dell'Università. Non sfugge a nessuno che all'orizzonte
si profilano nuovi interventi tra cui, verosimilmente, la revisione dello stato giuridico e l'abolizione del valore legale del titolo di studio. Il nostro giudizio negativo e' fortemente ancorato ad elementidi merito.
Conosciamo bene le tante falle e difetti del sistema universitario, e certo non intendiamo difendere l'esistente; ma è proprio dai difetti che occorre partire, in modo non ideologico, come abbiamo costantemente fatto: affrontare i nodi del merito e della valutazione, della qualità dell'offerta didattica e di ricerca, del reclutamento dei giovani e della carriera, e correlatamente del precariato, dei meccanismi di finanziamento, del diritto allo studio, del dottorato, di un rapporto aperto e trasparente tra Università e società. E discuterne con la comunità universitaria: fino ad oggi le decisioni adottate sono state prese in modo del tutto unilaterale, al di fuori di qualsiasi confronto.
Noi non intendiamo accettare questo stato di cose: vi chiediamo, individualmente e collettivamente di mobilitarvi, ed in questo senso vi proponiamo un percorso che unifichi ed estenda a tutte le componenti dell'Universita' le tante iniziative sorte in queste settimane. Nel mese di ottobre occorre produrre iniziative di informazione e socializzazione in tutti gli Atenei, in forma diassemblee e momenti di discussione. Ancora troppi non hanno compreso la portata devastante dei provvedimenti, o confidano in un "io speriamo che me la cavo". Non sarà così: chiunque operi nell'Università sarà esposto a cambiamenti radicali delle suecondizioni di vita, di lavoro e di reddito.
Vi chiediamo di proseguire con la moltiplicazione delle prese diposizione in tutti gli organi accademici e di farcele pervenire inmodo da pubblicizzarle sui nostri siti e diffonderle ulteriormente.
Vi chiediamo di riprendere la positiva esperienza delle "lezioni in piazza": dobbiamo parlare alla cittadinanza, spiegare che questi provvedimenti non sono un problema dell'Università, ma disegnano un modello che riduce diritti e opportunità sociali, facendo del reddito il solo discrimine tra chi può e chi non può; un modello che divide sempre piu' il Paese tra poveri e ricchi.
Vi chiediamo di rifiutare ogni prestazione non dovuta e attenersi strettamente ai compiti istituzionali; di utilizzare parte delle lezioni per spiegare e condividere le ragioni della nostraopposizione.
Per parte nostra parleremo a tutti gli attori istituzionali interessati, CRUI e CUN, per sollecitare condivisione e prese diposizione. Studieremo anche forme di comunicazione che ci portino acontatto del più grande numero possibile di persone, a partire dallefamiglie degli studenti universitari e dalle associazioni dei genitori degli studenti medi, i possibili universitari del futuro, poiché ci è chiaro, come già detto, che queste posizioni necessitano del più vasto sostegno degli utenti e dell'opinione pubblica.
Riteniamo necessario che questa fase di mobilitazione sfoci in una manifestazione nazionale, indicativamente a fine ottobre, nella quale tirare le fila delle azioni intraprese e accrescere la pressione sul Governo.
Ognuno di noi in questa difficile fase è chiamato ad una responsabilità individuale che non può essere ignorata o delegata. Fate circolare questo messaggio, discutetene con i colleghi che non l'hanno ricevuto, diffondetelo nelle Facoltà e nei Dipartimenti. Questa volta ci battiamo per la sopravvivenza stessa dell'istituzione in cui crediamo.
Nota a firma delle associazioni:
ADI, ADU, ANDU, APU, CISAL Università, CNRU,CNU, CISL Università, FLCCGIL, RNRP, SUN, UDU, UIL P.A.-U.R.AFAM

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ASSOCIAZIONE DOTTORANDI E DOTTORI DI RICERCA ITALIANI - ADI - www.dottorato.it

La lotta contro la politica scolastica eversiva di questo governo deve impegnare tutti i democratici; gli interventi della coppia Gelmini - Tremonti (ed Aprea) sono difatti devastanti non soltanto perché prevedono ulteriori pesanti tagli per la scuola statale, ma perché, in coerenza con l’idea di società delle destre, prevedono una scuola fortemente gerarchizzata ed autoritaria, che deve “educare” al modello di società “ordinata” e rispettosa delle disuguaglianze e che deve riprodurre i ruoli sociali esistenti; a tal fine meglio ancora se la scuola è privatizzata, organizzata sul modello dell’azienda privata, con meno discussioni e confronti e subordinata alle direttive ministeriali. In sostanza una scuola che neghi la funzione sociale che la Costituzione assegna alla Scuola statale. In questi giorni nel mondo della scuola si moltiplicano le iniziative di contestazione della politica scolastica governativa ed è auspicabile che al più presto l’ampia mobilitazione per la scuola pubblica possa concretizzarsi anche in uno sciopero generale della scuola e per la scuola.; in questa prospettiva la manifestazione nazionale che abbiamo promosso per l’11 ottobre si colloca come un momento unitario nella lotta per la democrazia e quindi per la difesa della Scuola. Pubblica Democrazia e scuola pubblica e laica per tutte e per tutti sono due aspetti della stessa realtà. Il Partito della Rifondazione Comunista, circolo di Castellammare del Golfo, invita tutti i cittadini di Castellammare a lottare per la difesa della scuola.

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