Da tempo, in nome di una pretesa oggettività, è stata utilizzata la definizione "Nè di destra né di sinistra" per creare consenso e legittimare una scelta politica in luogo di un'altra di ispirazione più ideologica. L'esperienza ci ha insegnato come dietro questa definizione, ispirata dall'interesse generale, si nascondessero contenuti di ordine repressivo e un modus operandi conservatore e reazionario:
- controllo delle nostre vite, in violazione alle norme sulla privacy;
- la sicurezza intesa come ordine pubblico;
- repressione e condizionamento dei comportamenti giovanili (vedi voto in condotta);
- discriminazione dei migranti e più in generale del "diverso".
Succede adesso che il grosso (alla faccia della Gelmini) movimento di studenti, ricercatori e professori che protestano contro i tagli alla scuola e all'università si attestino questo appellativo "nè di destra, nè di sinistra" con un significato diametralmente opposto. Dietro questa espressione, apparentemente ingenua, si manifestano contenuti di libertà e autodeterminazione del mondo della formazione:
- rifiuto della delega in luogo di una partecipazione diretta;
- volontà di fare scelte sulla base di compentenze acquisite sul campo.
si rivela, in conclusione, la volontà di migliaglia di persone di sconvolgere pratiche politiche inefficaci e lontane dall'interesse del cittadino. Oggi come non mai prende voce la possibilità di ridare senso e significato alla politica che nasce dal basso, da un movimento che guarda al futuro delle nostre nuove generazioni, che rifiuta il gergo della politica delle rappresentanze parlamentari. A questa "onda anomala" bisogna riconoscere il merito di avere, dopo tanto tempo, riportato la politica tra la gente. Se questo può concorrere a innescare una rivoluzione culturale in Italia, dalla delega alla partecipazione democratica, Rifondazione Comunista è pronta cogliere l'occasione per contribuire a trasormare la società, partendo dalla scuola e dall'università.
Giacomo Galante
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