Il governo e le parti sociali hanno siglato un accordo sul nuovo modello contrattuale unico per i settori pubblico e privato. No della Cgil, mentre l'associazione delle banche e l'Ania si riservano di firmare nei prossimi giorni.

Con la riforma si supera l'accordo sulla politica dei redditi siglato nel 1993 che aveva l'inflazione programmata come indice di riferimento per i rinnovi contrattuali, e si valorizza il secondo livello di contrattazione con la possibilità di premi-produttività.
La Cgil aveva chiesto modifiche al testo come condizione per sottoscrivere l'accordo. Il sindacato guidato da Guglielmo Epifani, che non aveva condiviso, a differenza di Cisl e Uil, la piattaforma presentata nei mesi scorsi dagli industriali, aveva definito una follia fare la riforma con la crisi in atto.
La riforma ha carattere sperimentale, prevede che i contratti collettivi di lavoro abbiano vigenza triennale (da biennale) sia per la parte nazionale che per il secondo livello che sarà aziendale o in alternativa territoriale.
Il contratto nazionale disciplina la parte obbligatoria, quella normativa e quella economica e definisce anche le materie affidate alla contrattazione di secondo livello che deve riguardare invece materie e istituti diversi rispetto alla parte nazionale. Il secondo livello consente l'istituzione di un premio variabile, sulla base della produttività.


La posizione ufficiale del Partito della Rifondazione Comunista sul nuovo modello contrattuale è stata chiarita dal segretario nazionale Paolo Ferrero che ha evidenziato come l'accordo separato senza la cgil lo pagheranno sulla loro pelle i lavoratori.


Ecco nel dettaglio la posizione espressa dal segretario del PRC.

Contratti: L'accordo separato lo pagheranno i lavoratori
giovedì 22 gennaio 2009
Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale Prc-Se:


“L’accordo separato sulla contrattazione dirotta ancor più i costi della crisi verso i lavoratori e le loro famiglie, indebolendoli ulteriormente rispetto alle imprese.
La firma dell’accordo quadro avvenuta in serata a palazzo Chigi senza la Cgil rappresenta l’effettivo compimento della linea del governo Berlusconi, che persegue da lungo tempo la divisione dei sindacati. Saranno infatti i lavoratori a trovarsi in condizione di ulteriore debolezza rispetto alla crisi: divisi e sottoposti a ricatti, arbitrarietà, volubilità delle imprese.
Nel giorno in cui il senato dà il primo via libera al federalismo fiscale, l’accordo separato fa da corollario aprendo la strada alla reintroduzione delle gabbie salariali e alle politiche sperequative perseguite dalla destra.
Rifondazione Comunista ringrazia e sostiene la Cgil per non aver firmato un’intesa che determinerà un’ulteriore riduzione dei salari reali, un peggioramento delle condizioni di lavoro, un approfondimento delle disuguaglianze del paese. E s’impegna sin d’ora a organizzare l’opposizione concreta all’accordo nei luoghi di lavoro e in tutto il paese. Si può soltanto augurarsi che tutta l’opposizione faccia sentire unitariamente la propria voce al fianco dei lavoratori e della Cgil, che Pd e Idv si pronuncino chiaramente contro l’accordo e s’impegnino da subito a contrastarlo in modo risoluto e efficace”.

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