Per un reale diritto allo studio: proposte del PRC.

Il diritto allo studio è un diritto soggettivo principalmente tutelato dagli artt. 33 e 34 della Costituzione italiana che sanciscono il diritto di un accesso universale ai livelli dell'istruzione di base, ed un accesso meritocratico ai livelli più alti dell'istruzione superiore e universitaria, prevedendo esplicitamente un sistema di borse di studio per i meno abbienti. Da quanto detto sopra si evince che uno dei fondamenti della nostra costituzione è il diritto allo studio. Un diritto esteso a tutti i cittadini, teso ad eliminare le disuguaglianze e a dare a tutti le stesse opportunità per affermarsi nella vita. Non sempre però questo diritto è stato garantito in quanto negli anni si è puntato in molte facoltà sul numero chiuso, che di fatto lede il diritto allo studio. Per questo è fondamentale farsi carico di proporre delle linee guida che possano garantire un reale diritto allo studio non solo scritto ma applicato.


Le proposte del PRC:

Compito di una Università pubblica e di massa è quello di garantire a chiunque il diritto alla conoscenza che non può essere ristretto ad alcune fasce sociali. È arrivato il momento di prendere posizione sul numero chiuso e affermare con forza che una università pubblica e democratica non può e non deve limitare il diritto alla conoscenza attraverso una selezione che invece di realizzarsi durante il percorso di studio, si verifica all’ingresso. Chiediamo la soppressione del numero chiuso e la logica di competizione ad esso sottesa che limita il libero accesso ai saperi ledendo il principio basilare dell’uguaglianza. Vogliamo una università di massa e di qualità che selezioni in base alle capacità e non alla classe sociale. Per questa ragione l’accesso delle masse studentesche all’università deve essere sostenuta da una politica rigorosa che garantisca alloggi, aule e tutte le strutture necessarie a tenere alti gli standard di qualità sul piano della didattica e della ricerca. Servono risorse economiche per finanziare le borse di studio. Ancora oggi sono troppi gli studenti idonei che vengono esclusi dal sostegno finanziario per carenza di fondi. Occorre quindi prevedere formule in grado di garantire l’usufrutto gratuito o a prezzo ridotto di tutti quei servizi a carattere collettivo necessari per l’esercizio del diritto alla conoscenza (trasporti, alloggi, mense, visite a musei, cinema, teatri, accesso a materiali formativi, ecc.). Questo ci porta a riconsiderare la politica dei costi sin qui seguita. In primo luogo le tasse universitarie oggi troppo elevate. L’attuale situazione livella troppo, con il risultato di imporre lo stesso tributo a studenti provenienti da famiglie con livelli di reddito molto distanti fra loro. Si rende necessaria una tassazione fortemente progressiva in base al reddito consentendo l’accesso gratuito agli studenti provenienti da famiglie a reddito medio-basso. Devono essere limitati i costi del corso, in particolare per l’acquisto dei libri, attivando un sistema efficiente di comodato d’uso per i testi d’esame. Va affermata inoltre la necessità di dispense gratuite, sollecitando una moralizzazione delle pratiche interne alle università che portano spesso i docenti ad adottare i propri testi, imponendone l’acquisto, anche quando questi non sarebbero attinenti ai temi del corso. Occorre sostenere la possibilità di sviluppare l’esperienza delle case editrici di ateneo, che pratichino prezzi politici. Inoltre, l’esistenza di librerie universitarie che acquistino i libri direttamente dalle case editrici, saltando il circuito commerciale, potrebbe portare a prezzi di vendita più bassi del 35-40% rispetto ai circuiti di mercato. va inoltre portata avanti una battaglia politica per la riduzione del l’IVA dal 20% al 4% per tutti i prodotti culturali (libri, CD, DVD, ecc.). Occorre investire sugli spazi, ancora insufficienti a gestire l’accesso di massa all’università. In questa direzione si dovrebbe predisporre un piano per l’edilizia concordato con studenti, dottorandi e ricercatori precari, garantendo loro, tra l’altro, la totale gratuità dei mezzi di trasporto pubblico, oggi troppo cari, soprattutto nelle grandi realtà metropolitane. Le università dovrebbero essere aperte fino a tarda sera consentendo almeno fino alla mezzanotte l’accesso alle biblioteche e una duplicazione dei corsi per gli studenti-lavoratori, impossibilitati a seguire nelle ore lavorative. Bisognerebbe arrivare anche a una riduzione drastica dei corsi con obbligo di frequenza, specie nelle facoltà umanistiche, che, oltre a penalizzare fortemente gli studenti-lavoratori, rappresentano uno strumento di controllo sui tempi di studio e di vita. Occorre infine impedire che il governo porti a termine il suo progetto di abolizione del valore legale del titolo di studio che rafforzerebbe ulteriormente la natura elitaria e di classe dell’alta formazione in Italia, configurando la costruzione di poli di pseudo eccellenza per i figli dell’alta borghesia e università povere che erogano titoli privi di valore per tutti gli altri. Non devono esistere poli di eccellenza contrapposti al resto delle Università.

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