Nessun bando e nessuna gara d’appalto: ecco la vittoria del sistema clientelare.

Mentre l’attenzione pubblica e mediatica si concentra su quello che è ormai definito “sistema Romeo”, il governo Berlusconi inserisce tra le righe di una delle ultime leggi-flash poche righe semi-nascoste che disintegrano la legalità, la trasparenza e la legittima concorrenza degli appalti assegnati da comuni, province, regioni o dallo Stato stesso. Al danno si aggiunge perciò la beffa: proprio quando vengono messe alla luce tecniche apposite per vincere appalti pubblici in apparenza regolari utilizzando conoscenze politiche e imprenditoriali, il capo d’accusa ai danni dell’imprenditore Romeo viene praticamente preso a far parte del sistema legislativo italiano. La legge 201 del 22 dicembre 2008 dà infatti la possibilità alle stazioni appaltanti di affidare lavori con un importo compreso tra i 100.000 e i 500.000 euro senza ricorrere a gare, bandi e controlli formali. Il dibattito al Senato verteva sulla necessità, come sempre definita improrogabile, di rendere più veloci e facilmente avviabili i lavori pubblici d’Italia.

Nessuno tra i banchi della maggioranza ha pensato però quali potessero essere le controindicazioni del decreto-legge, approvato solo qualche giorno dopo dal Parlamento. Il sistema clientelare, che soprattutto nel Mezzogiorno decide di fatto da che parte debba schierarsi il bacino elettorale di gente, cui i politici nostrani offrono mazzette e promesse di lavoro, può ora definirsi sistema nazionale. Non sarà necessario neppure truccare appalti, cosa non insolita di questi tempi: da ora, gli amici degli amici avranno campo libero e guadagni assicurati. Basterà una piccola raccomandazione (a suon di soldi o di minacce) presso il politico locale di turno per ottenere l’affidamento di lavori, per i quali prima erano richieste, attraverso pubblico e regolare bando, una serie di documentazioni che attestassero la compatibilità della società partecipante, nonché una determinata percentuale di ribasso sull’originario importo di base d’asta.

Mafia, camorra, ‘ndrangheta, piccole e grandi associazioni a delinquere, sono state ad osservare il tutto e, dopo la firma del Guardasigilli Angelino Alfano, hanno esultato e brindato.

Unica, ma a questo punto banale, nota positiva è da considerarsi l’emendamento proposto dai senatori del PD, accettato (a malincuore) anche dalla maggioranza: il limite per una stessa società di superare nell’arco di un anno l’importo di 500.000 euro”. Ma il trucco è facilmente intuibile e diversamente applicabile: più lavori possono ottenerli varie ditte, precedentemente accordate o comunque facenti riferimento (naturalmente non direttamente) alla stessa persona; sono oppure facilmente costituibili associazioni d’impresa, candidabili ad esser scelte attraverso il meccanismo dei prestanome. La torta dei lavori in ogni caso sarà necessariamente divisa tra gli amici e in modo più facile rispetto al sistema dei bandi, dell’asta e dei controlli a cui prima dovevano sottoporsi tutte le aziende interessate a lavori superiori ai 100.000 euro.

L'articolo a firma di Gianluca Ricupati, potete trovarlo in versione integrale a questo indirizzo:
http://www.agoravox.it/IL-NUOVO-SISTEMA-DI-AFFIDAMENTO.html

Il pezzo fa riferimento allo stralcio che qui riporto della Legge 22 dicembre 2008, n. 201 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 298 del 22 dicembre 2008: http://www.parlamento.it/parlam/leggi/08201l.htm

10-quinquies. Allo scopo di fronteggiare la crisi nel settore delle opere pubbliche e al fine di semplificare le procedure d'appalto per i lavori sotto soglia, all'articolo 122 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n.163, e successive modificazioni, dopo il comma 7 e' inserito il seguente:
«7-bis. I lavori di importo complessivo pari o superiore a 100.000 euro e inferiore a 500.000 euro possono essere affidati dalle stazioni appaltanti, a cura del responsabile del procedimento, nel rispetto dei principi di non discriminazione, parita' di trattamento, proporzionalita' e trasparenza, e secondo la procedura prevista dall'articolo 57, comma 6; l'invito e' rivolto ad almeno cinque soggetti, se sussistono aspiranti idonei in tale numero.».
Ormai anche l'indignazione ha lasciato posto allo sconforto. La speranza che i cittadini si sveglino dal coma nel quale sono precipitati è molto remota.

3 commenti:

ormai diventa sempre più difficile essere in ogni lotta: gli attachi ai principi minimi su cui si dovrebbe basare una democrazia sono quotidiani. Mi sono fatto una idea, maturata col tempo e le esperienze politiche vissute in prima persona: è cambiato il senso comune. Quello che veniva definito un tempo buon senso è scomparso grazie a quella grande operazione di marketing che è stato e continua ad essere il berlusconismo. Compito nostro è quello di costruire un tessuto sociale più informato, più motivato e responsabile. per anni abbiamo riservato alla cosiddetta società civile un ruolo di responsabilità che è stato reiteratamente disatteso. Pertanto puntiamo a costuire una società responsabile. Perche essere civile, diceva Pirandello, spesso vuol significare essere ipocrita: parlare bene e razzolare male. Ciao. Giacomo Galante.

31 dicembre 2008 alle ore 15:42  

Attenzione, io analizzerei attentamente questa norma. Mi pare di capire che viene innalzata la soglia del "Cottimo fiduciario", cioè la possibilità di affidare lavori a "Imprese di fiducia" lavori sino ad un importo di 500 mila euro (Il limite credo fosse 100 mila euro). Va detto comunque, nel nostro caso (Comune di C/mare), che le imprese per essere inserite nell'albo delle imprese di fiducia devono avere tutti i requisiti, non ultimo le informazioni da parte della Prefettura sulla insussistenza di infiltrazioni mafiose. Ritengo che si tratti di una norma che agevola le imprese locali (ovviamente non colluse, spero), in quanto in precedenza, in presenza di importi a base d'asta superiori a 100 mila euro, di norma partecipano non meno di 150 imprese provenienti da tutta la Sicilia.
In ogni caso viene espletata una gara (ristretta a poche imprese) che garantisce un minimo di concorrenza. D'altronde è oramai accertato che tutte le gare per l'affidamento di lavori (importi sup. a 100 mila euro) finiscono a sorteggio in quanto il 90% delle imprese partecipanti presentano lo stesso ribasso d'asta.
Onestamente, non per difesa d'ufficio, non credo che questa norma sia così cattiva, almeno per quelle che sono le mie conoscenze (poche). Ritengo fuorviante l'immagine del ponte sullo stretto. Ti porto un esempio: la strada grotticelli, recentemente appaltata con importo a base d'asta di circa 800.000 euro, non rientra in questo provvedimento.
Cordiali Saluti
Mimmo Bucca

4 gennaio 2009 alle ore 06:35  

Gentile signor Bucca, il suo commento oltre ad essere pertinente, è sensato: ma solo in teoria. La pratica vuole, che sia l'amministrazione locale a scegliere le poche ditte da invitare, viene a mancare pertanto il fattore casualità (criteri di aggiudicazione), che in una gara pubblica è un fattore basilare, quanto la trasparenza.
Il tetto massimo dei precedenti 100.000 euro erano più che sufficienti, innalzando questo importo, non si fa altro che far rientrare tutti quei lavori che avrebbero richiesto un'asta pubblica, inutile ricordare che sono la stragrande maggioranza.
Buone feste

6 gennaio 2009 alle ore 14:51  

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