Il pensiero politico in Italia: i "due sovversivismi" di Gramsci.
Pubblicato da PRC C/mare del Golfo alle 13:24Un diffuso bisogno di conoscenza ci spinge a proporre e offrire ai lettori del nostro blog una breve panoramica sul pensiero politico italiano. Non faremo una disamina storica ordinata degli eventi e delle culture politiche che hanno influenzato la vita politica italiana, ma cercheremo di analizzare le migliori culture politiche proposte da pensatori che hanno pagato spesso con l'isolamento, il carcere o la morte la loro voglia di raggiungere la libertà e la democrazia.

Gramsci ripensava la vita politica italiana in un quadro storico generale e complesso. Egli riflettendo sulla vittoria del fascismo come conclusione di una particolare evoluzione della storia nazionale, analizzava le cause della profonda divaricazione verificatasi in Italia fra politica e cultura, fra popolo e intellettuali. In questa mancata fusione politica della nazione italiana stanno per Gramsci le ragioni della debolezza del risorgimento e dello Stato italiano. In realtà lo Stato italiano resta dominato secondo Gramsci da due sovversivismi: il sovversivismo dall'alto delle classi dirigenti, incolte, conservatrici e autoritarie, il sovversivismo dal basso delle classi subalterne ridotte all'ignoranza e alla non-partecipazione. In Italia, dunque, secondo Gramsci, sia i laici che i cattolici sono stati incapaci di costruire una cultura politica aperta alle nuove masse popolari e per questo hanno fallito.
Agli intellettuali dell'èlite liberale laica Gramsci imputa il disprezzo delle masse, delle quali non intendono i bisogni e l'irresponsabilità politica nella costruzione dello stato. Alla chiesa imputa, invece, il non volersi compromettere nella vita pratica economica e il mancato impegno per attuare i princìpi sociali che afferma e che non sono attuati. A parere di Gramsci, la Chiesa era disposta a lottare solo per difendere le sue particolari libertà corporative cioè i privilegi che proclama legati alla sua presunta essenza divina. Ma Gramsci critica anche i limiti di corporativismo della masse rinchiuse in interessi economici immediati e in un torpido folklore, scarsamente acculturate, prive di dirigenti dotati di attendibili e responsabili strategie. Per questo motivo Gramsci ritiene essenziale la creazione di collegamenti culturali rigorosi fra intellettuali, dirigenti e masse popolari per scavalcare ogni settarismo e ogni chiusura corporativa ed elitaria e propone la creazione di un partito capace di educare, oltrechè govenare.
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CHE UOMO GRAMSCI!!!
UNA VOLTA NELLE SCUOLE DI PARTITO FACEVANO LEGGERE I SUOI QUADERNI.
SAREBBE OPPORTUNO RIVALUTARE IL SUO PENSIERO.
Anonimo ha detto...
16 dicembre 2008 alle ore 17:22