
Mentre l’attenzione pubblica e mediatica si concentra su quello che è ormai definito “sistema Romeo”, il governo Berlusconi inserisce tra le righe di una delle ultime leggi-flash poche righe semi-nascoste che disintegrano la legalità, la trasparenza e la legittima concorrenza degli appalti assegnati da comuni, province, regioni o dallo Stato stesso. Al danno si aggiunge perciò la beffa: proprio quando vengono messe alla luce tecniche apposite per vincere appalti pubblici in apparenza regolari utilizzando conoscenze politiche e imprenditoriali, il capo d’accusa ai danni dell’imprenditore Romeo viene praticamente preso a far parte del sistema legislativo italiano. La legge 201 del 22 dicembre 2008 dà infatti la possibilità alle stazioni appaltanti di affidare lavori con un importo compreso tra i 100.000 e i 500.000 euro senza ricorrere a gare, bandi e controlli formali. Il dibattito al Senato verteva sulla necessità, come sempre definita improrogabile, di rendere più veloci e facilmente avviabili i lavori pubblici d’Italia.
Nessuno tra i banchi della maggioranza ha pensato però quali potessero essere le controindicazioni del decreto-legge, approvato solo qualche giorno dopo dal Parlamento. Il sistema clientelare, che soprattutto nel Mezzogiorno decide di fatto da che parte debba schierarsi il bacino elettorale di gente, cui i politici nostrani offrono mazzette e promesse di lavoro, può ora definirsi sistema nazionale. Non sarà necessario neppure truccare appalti, cosa non insolita di questi tempi: da ora, gli amici degli amici avranno campo libero e guadagni assicurati. Basterà una piccola raccomandazione (a suon di soldi o di minacce) presso il politico locale di turno per ottenere l’affidamento di lavori, per i quali prima erano richieste, attraverso pubblico e regolare bando, una serie di documentazioni che attestassero la compatibilità della società partecipante, nonché una determinata percentuale di ribasso sull’originario importo di base d’asta.
Mafia, camorra, ‘ndrangheta, piccole e grandi associazioni a delinquere, sono state ad osservare il tutto e, dopo la firma del Guardasigilli Angelino Alfano, hanno esultato e brindato.
Unica, ma a questo punto banale, nota positiva è da considerarsi l’emendamento proposto dai senatori del PD, accettato (a malincuore) anche dalla maggioranza: il limite per una stessa società di superare nell’arco di un anno l’importo di 500.000 euro”. Ma il trucco è facilmente intuibile e diversamente applicabile: più lavori possono ottenerli varie ditte, precedentemente accordate o comunque facenti riferimento (naturalmente non direttamente) alla stessa persona; sono oppure facilmente costituibili associazioni d’impresa, candidabili ad esser scelte attraverso il meccanismo dei prestanome. La torta dei lavori in ogni caso sarà necessariamente divisa tra gli amici e in modo più facile rispetto al sistema dei bandi, dell’asta e dei controlli a cui prima dovevano sottoporsi tutte le aziende interessate a lavori superiori ai 100.000 euro.
L'articolo a firma di Gianluca Ricupati, potete trovarlo in versione integrale a questo indirizzo:
http://www.agoravox.it/IL-NUOVO-SISTEMA-DI-AFFIDAMENTO.html
Il pezzo fa riferimento allo stralcio che qui riporto della Legge 22 dicembre 2008, n. 201 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 298 del 22 dicembre 2008: http://www.parlamento.it/parlam/leggi/08201l.htm
10-quinquies. Allo scopo di fronteggiare la crisi nel settore delle opere pubbliche e al fine di semplificare le procedure d'appalto per i lavori sotto soglia, all'articolo 122 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n.163, e successive modificazioni, dopo il comma 7 e' inserito il seguente:Ormai anche l'indignazione ha lasciato posto allo sconforto. La speranza che i cittadini si sveglino dal coma nel quale sono precipitati è molto remota.
«7-bis. I lavori di importo complessivo pari o superiore a 100.000 euro e inferiore a 500.000 euro possono essere affidati dalle stazioni appaltanti, a cura del responsabile del procedimento, nel rispetto dei principi di non discriminazione, parita' di trattamento, proporzionalita' e trasparenza, e secondo la procedura prevista dall'articolo 57, comma 6; l'invito e' rivolto ad almeno cinque soggetti, se sussistono aspiranti idonei in tale numero.».
Continuano gli attacchi di Israele sulla striscia di Gaza: colpiti inermi civili.
0 commenti Pubblicato da PRC C/mare del Golfo alle 02:05
Quest'area non è riconosciuta internazionalmente come uno stato sovrano, ma è reclamata dall'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) come parte dei Territori palestinesi. Dalla battaglia di Gaza del 2007 il governo della striscia è oggi nelle mani dell'organizzazione palestinese Hamas.
È delimitata dalla barriera tra Israele e la Striscia di Gaza e le principali città sono Gaza e Rafa.
Dopo quasi 2 anni di controllo da parte di al-Fatah, nel 2007 vengono indette nuove elezioni che vedono vincitore il partito integralista Hamas, che si installa nella Striscia di Gaza con l'intenzione di imporre la legge islamica al nuovo stato. Durante il giugno del 2007 la tensione tra Hamas, uscita vincitrice dalle elezioni in striscia di Gaza, e al-Fatah, il partito del presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese residente in Cisgiordania, sfocia in scontri aperti tra le due fazioni che in pochi giorni fanno un centinaio di morti.
Il 14 giugno 2007 Hamas, dopo una campagna militare efficace e violenta, conquista la sede militare dell'Anp arrivando di fatto al controllo dell'intera Striscia di Gaza.
L'Unione Europea, così come gli USA, considerando Hamas come un'organizzazione terroristica, interrompono l'invio degli aiuti in Striscia di Gaza, che vede così peggiorare le condizioni di vita dei propri abitanti. Inizia contestualmente una nuova fase del conflitto tra Hamas ed Israele che vede, da parte Israeliana, missioni di guerra e assassinii mirati contro esponenti palestinesi giudicati particolarmente pericolosi alla sua sicurezza, e da parte palestinese il lancio continuo di missili Qassam e tiri di mortaio contro installazioni e città Israeliane. Tale fase di guerra causa vittime tra i due eserciti in lotta, ma anche tra civili Israeliani e Palestinesi.
Il 1 marzo 2008, l'esercito dello Stato di Israele invade direttamente l'area con forze blindate ed aeree e, dopo aver distrutto installazioni militari di Hamas e tunnel per l'importazione illegale di armi, ritorna nelle proprie basi in Israele.
Attualmente il Territorio della Striscia di Gaza è completamente sotto il controllo del movimento palestinese Hamas. Proprio per il controllo esercitato da Hamas la Striscia di Gaza non riceve più direttamente aiuti umanitari da parte di Europa e USA.
La situazione di vita della popolazione di Gaza è in certi momenti assai drammatica, a causa della penuria di prodotti essenziali o voluttuari (cibo, latte, carburante, sigarette...), e dell'impossibilità di esportare qualsiasi manufatto prodotto nella Striscia. Questa situazione di tensione ha di recente (23 gennaio 2008) anche provocato l'abbattimento a furor di popolo di alcune postazioni di frontiera con l'Egitto al valico di Rafah, allo scopo di permettere a migliaia di persone di rifornirsi di vari generi di prima necessità presso i negozi egiziani sul confine. I soldati egiziani hanno subito questa piccola crisi senza arrivare all'uso della violenza, per espressa volontà del presidente egiziano Mubarak. Nell'ambito di una tregua di sei mesi mediata nel giugno 2008 dall'Egitto, Hamas ha accettato di porre fine al lancio dei razzi in cambio di un alleggerimento del blocco da parte di Israele.
Il 18 dicembre 2008, Hamas ha annunciato unilateralmente la fine della tregua.
Il 27 dicembre 2008, in seguito al lancio di razzi di Hamas nel deserto del Negev e al ferimento di alcuni cittadini israeliani, i vertici israeliani hanno deciso l'Operazione Piombo Fuso contro la Striscia, e i morti secondo le fonti sarebbero più di 300. Israele ha dichiarato che quest'offensiva è solo la prima parte del loro piano e non esclude che possa allargarsi.
Etichette: Politica estera
Partinico: martedì 30 cerimonia per ricordare Danilo Dolci
1 commenti Pubblicato da PRC C/mare del Golfo alle 15:27
Se l'uomo non immagina, si spegne.»
Dopo aver effettuato gli studi a Milano, negli anni del fascismo sviluppò presto una decisa avversione alla dittatura. Arrestato a Genova nel 1943 dai nazifascisti, riuscì a fuggire.
Nel 1950 decise di abbandonare gli studi universitari e di aderire all'esperienza di Nomadelfia - comunità animata da don Zeno Saltini - a Fossoli (frazione di Carpi); dal 1952 si trasferì nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promosse lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti ed il lavoro: siffatto impegno sociale gli valse il soprannome di "Il Gandhi di Partinico". Subì diverse persecuzioni e processi.
È considerato una delle figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo.
quando mi eran contro quasi tutti [...]
Vi lascio
una vita scoperta intensamente
giorno per giorno:
ho cercato per voi
di guardare oltre l’attimo, vivendolo... »
Nella sua attività di animazione sociale e di lotta politica, Danilo Dolci ha sempre impiegato con coerenza gli strumenti della nonviolenza.
Il 14 ottobre del 1952 Dolci dà inizio a Trappeto al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorità si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di un impianto fognario. In questa occasione si stabilisce il contatto con il filosofo di Perugia Aldo Capitini.
Nel gennaio del 1956 oltre mille persone danno vita a uno sciopero della fame collettivo per protestare contro la pesca di frodo, che priva i pescatori dei mezzi di sussistenza.
Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia" a Partinico: centinaia di disoccupati si organizzano per riattivare pacificamente una strada comunale abbandonata: la manifestazione viene fermata dalla polizia e Dolci con alcuni suoi collaboratori viene arrestato. L'episodio suscita indignazione nel Paese, e provoca numerose interrogazioni parlamentari. Dolci viene successivamente scagionato in un processo che ha enorme risalto sulla stampa: a difenderlo è il grande giurista Piero Calamandrei.
Nel corso degli anni intorno a Dolci si è consolidato il sostegno nazionale e internazionale. Nel 1958 gli viene attribuito in Unione Sovietica il Premio Lenin per la Pace. Con i soldi del premio Lenin si costituisce a Partinico il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione".
Si intensifica, intanto, l'attività di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, tra cui i deputati democristiani Calogero Volpe e Bernardo Mattarella, allora ministro (si veda la documentazione raccolta in Spreco, del 1960, e Chi gioca solo 1966). I due parlamentari querelarono per diffamazione Dolci e Franco Alasia, co-autore della denuncia, che vennero entrambi condannati dopo un processo durato sette anni.
La figura e l'opera di Dolci polarizzano l'opinione pubblica: mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarietà, in Italia e all'estero (anche da personalità come Norberto Bobbio, Carlo Levi, Ignazio Silone, Aldous Huxley, Jean Piaget, Bertrand Russell ed Erich Fromm), per molti avversari Dolci è solo un pericoloso sovversivo. Il cardinale Ernesto Ruffini, in un'omelia pasquale degli anni '60 indicò la mafia, il romanzo "Il Gattopardo", e Danilo Dolci come "le cause che maggiormente hanno contribuito a disonorare la Sicilia".
Il metodo maieutico
siamo minimi microbi
in bilico distratto
tra disperazione e presunzione»
Costituisce una caratteristica importante del lavoro sociale ed educativo di Dolci il suo metodo di lavoro: piuttosto che dispensare verità preconfezionate, ritiene che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso valorizza la cultura e le competenze locali, il contributo di ogni collettività e ogni persona. Per questo Dolci collega la sua modalità di operare alla maieutica socratica. Il suo è un lavoro di capacitazione (empowerment) delle persone generalmente escluse dal potere e dalle decisioni.
Nelle riunioni animate da Dolci, ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e decidere. È proprio nel corso di riunioni con contadini e pescatori della Sicilia occidentale che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato. La successiva realizzazione di questo progetto costituirà un importante volano per lo sviluppo economico della zona e toglierà un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. L'irrigazione delle terre ha consentito in questa zona della Sicilia occidentale la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile.
devi inventare l’angolo, ogni tratto,
a cui la furia sommergente infonda
forza avanzante –
col timone arrischiare di sapere
come tagliare il mare »
Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori italiani e internazionali, si approfondisce negli anni ottanta e novanta: muovendo dalla distinzione fra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica della società connessi al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media.
Etichette: cultura
Etichette: politicando
Proposte del PRC per la costruzione di un "vero" Bilancio Sociale.
2 commenti Pubblicato da PRC C/mare del Golfo alle 12:36Abbiamo apprezzato lo sforzo della Giunta Bresciani di "costruire" una sorta di Bilancio Sociale. Questo stumento di rendicontazione volontario deve però, secondo noi, rispondere a certi criteri senza i quali risulta inefficace. Cercheremo come Partito della Rifondazione Comunista di delineare gli aspetti più importanti di cui, a nostro avviso, deve tenere conto una pubblica amministrazione per la costruzione di un vero Bilancio Sociale e auspichiamo che questi suggerimenti siano presi in considerazone dalla neonata amministrazione. Lo spirito è quello di contribuire alla crescita delle relazioni tra Pubblica Amministrazione e cittadini attraverso uno strumento che consenta una interlocuzione fattiva e continua nel tempo.
E' uno strumento di cui si possono dotare le pubbliche amministrazioni per diffondere la cultura della trasparenza amministrativa e favorire la costruzione di un dialogo permanente tra istituzioni e cittadini. Ogni istituzione, infatti, è responsabile degli effetti che la propria azione produce nei confronti dei suoi interlocutori e della comunità. Tale responsabilità richiede di dar conto della propria azione ai diversi interlocutori, costruendo con essi un rapporto fiduciario e di dialogo permanente. Ogni amministrazione pubblica ha il dovere di rendere conto relativamente ai propri ambiti di competenza, in quanto titolare di un mandato e della potestà di scegliere e agire come interprete e garante della tutela degli interessi e della soddisfazione dei bisogni della comunità. La rendicontazione sociale di ogni amministrazione pubblica deve rispondere alle esigenze conoscitive dei diversi interlocutori, siano essi singoli cittadini, famiglie, imprese, associazioni, altre istituzioni pubbliche o private, consentendo loro di comprendere e valutare gli effetti dell’azione amministrativa.
- Valori di riferimento, visione e programma dell’amministrazione: l’amministrazione esplicita la propria identità attraverso i valori, la missione e la visione che orientano la sua azione, chiarisce gli indirizzi che intende perseguire e le priorità di intervento.
- Politiche e servizi resi: l’amministrazione rende conto del proprio operato nelle diverse aree di intervento e dei risultati conseguiti in relazione agli obiettivi dichiarati.
- Risorse disponibili e utilizzate: l’amministrazione da conto delle risorse di cui ha potuto disporre, delle azioni poste in essere e dei risultati conseguiti con la loro gestione. Il bilancio sociale deve inoltre contenere: una nota metodologica sul processo di rendicontazione.
1. VALORI DI RIFERIMENTO, VISIONE E PROGRAMMA DELL’AMMINISTRAZIONE
Il bilancio sociale deve rendere conto del modo in cui l’amministrazione interpreta la propria missione istituzionale, esplicitandone i valori di riferimento, la visione e le priorità di intervento, con riferimento alle caratteristiche e all’evoluzione del contesto in cui opera. Questa tiplogia direndicontazione induce l’amministrazione a rendere espliciti gli elementi fondamentali per rappresentare il senso complessivo della sua azione. Il bilancio sociale deve chiarire, infatti, gli ambiti di competenza dell’amministrazione, descrivere il suo assetto istituzionale e di governo e la sua struttura organizzativa tenendo conto non solo dell’articolazione interna, ma anche della rete dei soggetti collegati, come società, agenzie, istituzioni, fondazioni, aziende speciali.
2. RENDICONTAZIONE DELLE POLITICHE E DEI SERVIZI
Il bilancio sociale deve rendicontare le politiche e i servizi resi dall’amministrazione, in modo da evidenziare i risultati conseguiti in relazione agli obiettivi dichiarati. Questa parte del bilancio sociale deve essere articolata per aree di rendicontazione, che riconducano le molteplici attività dell’amministrazione a ambiti di intervento coerenti con il programma e le priorità dell’amministrazione e significativi dal punto di vista dei suoi interlocutori. Per ciascuna area il bilancio sociale deve rendicontare a nostro giudizio:
- gli obiettivi perseguiti;
- le azioni intraprese;
- le risorse impiegate;
- i risultati raggiunti;
- gli impegni e le azioni previste per il futuro.
La rendicontazione deve tener conto non solo di quanto attuato direttamente dall’amministrazione, ma anche di quelle azioni realizzate da soggetti esterni, pubblici o privati, con i quali l’amministrazione ha definito rapporti di collaborazione (mediante contratti, concessioni, accordi, convenzioni, etc.) nell’attuazione delle politiche o per la gestione dei servizi. Inoltre, l’amministrazione deve rendicontare le iniziative poste in essere per favorire e promuovere la partecipazione diretta dei cittadini ai processi decisionali
3. RENDICONTAZIONE DELLE RISORSE DISPONIBILI E UTILIZZATE
Il bilancio sociale deve rendere conto delle risorse di cui l’amministrazione ha potuto disporre per svolgere la propria attività e delle modalità della loro gestione. Tale rendicontazione fornisce informazioni in merito a:
- entrate e spese della gestione;
- proventi e costi della gestione;
- patrimonio dell’amministrazione e sua variazioni.
Da questi suggerimenti si evince come il processo che conduce alla costruzione di questo strumento di rendicontazione sia lungo. Questo impone all'amministrazione comunale uno sforzo considerevole. Del resto, soltanto attraverso una definizione rigorosa e puntuale del Bilancio Sociale si può arrivare alla trasparenza degli atti amministrativi e alla costruzione di una cittadinanza attiva. Noi la nostra parte l'abbiamo fatta, prendiamo atto della volontà (fino ad ora solo dichiarata) della Giunta Bresciani di sperimentare queste pratiche di rendicontazione e chiediamo che vengano accolti questi suggerimenti che possono condurre alla tanto agognata traparenza dell'attività amministrativa, condizione senza la quale è impossibile rendere impermeabile le amministrazioni alle infiltrazioni mafiose.
Cogliamo l'occasione per augurare un buon Natale a tutti i Castellammaresi.
Partito della Rifondazione Comunista circolo di Castellammare del Golfo
Etichette: politica locale
Giovani Comunisti della federazione di Trapani: votato all'unanimità Francesco Bellina.
0 commenti Pubblicato da PRC C/mare del Golfo alle 21:31Etichette: Politica provinciale
La lettera di Fulvio Sodano (ex prefetto di Trapani).
0 commenti Pubblicato da PRC C/mare del Golfo alle 02:16
Laureatosi in giurisprudenza nell'aprile del 1970, lo stesso anno partecipa ad un concorso pubblico (50 posti di Consigliere di Prefettura). Vinto quest'ultimo, viene assegnato alla Prefettura di Brescia e, dopo un mese, assume il titolo di capo di gabinetto (1972, durante gli anni del terrorismo). Oltre al ruolo di capo di gabinetto svolge quello di commissario straordinario in altri comuni della provincia. Dal 1979 al 1981, Sodano è a Roma a ricoprire diversi incarichi ma nel 1982 viene richiamato a Brescia con le funzioni di Capo di Gabinetto e vi rimane per circa due anni, finché viene trasferito a Caserta per motivi familiari. A Caserta rimane fino al 1990, in questa sede gestisce numerosi comuni tra cui: Mondragone, Lusciano, Orta di Atella. Quindi viene trasferito a Palermo. Egli ha dunque conosciuto da vicino, sin dall'inizio della sua carriera, la follia del terrorismo (nel lombardo), l'omertà della camorra (nel napoletano) e le guerre di mafia (nel palermitano). Oltre alle stragi di Capaci e di via D'Amelio vive anche la "primavera palermitana", inoltre ricopre incarichi di commissario straordinari in alcuni comuni sciolti per mafia: Bagheria, Altavilla Milizia, Capaci subito dopo la strage, Palma di Montechiaro nell'agrigentino (quest'ultimo non per motivi di mafia) e vice-commissario straordinario a Catania. Intanto, a Palermo, ricopre ruoli superiori: vice-prefetto, vice-prefetto vicario. Mentre svolge la funzione di commissario a Bagheria arriva la nomina a Prefetto, quindi sarà a Trapani e, infine, ad Agrigento.
Etichette: antimafie
La leader di un'altra storia critica le scelte del PD.
0 commenti Pubblicato da PRC C/mare del Golfo alle 11:01
Etichette: politicando
Nasce a Castellammare associazione antiracket.
2 commenti Pubblicato da PRC C/mare del Golfo alle 12:59
Etichette: antimafie

Etichette: Politica nazionale
La "social card" ovvero la nuova tessera per il pane.
1 commenti Pubblicato da PRC C/mare del Golfo alle 21:52
Dubbi e critiche anche da Paolo Pezzana, presidente della Fiopsd, la Federazione delle persone senza fissa dimora. “La prima considerazione da fare – spiega Pezzana – riguarda la platea che è stata scelta: si tratta solo di una fascia di persone anziane bisognose, mentre non si prevede nulla per le famiglie povere, per i minori e per tutte le altre fasce di popolazione in stato di bisogno”. Da un punto di vista più tecnico, la card alimentare (strumento che viene utilizzato negli Usa) può funzionare solo in un determinato contesto. Ma il punto veramente decisivo riguarda i costi. Secondo Pezzana, per essere efficace la card deve essere strutturale, e non un provvedimento una tantum. Ma se divenisse strutturale, i costi salirebbero enormemente.
Il sociologo Marco Revelli, presidente della Commissione povertà (istituita dal governo Prodi e in carica per cinque anni), parla di una presa d’atto della gravità della situazione da parte del governo Berlusconi. Pensare a una card per la spesa alimentare dei pensionati poveri, per Revelli, non è altro che una ammissione del livello di emergenza a cui siamo arrivati. E’ l’ammissione che un limite è stato ormai valicato. Ma nello stesso tempo il governo non pensa a politiche di reale contrasto della povertà – che rimangano totalmente inesistenti in Italia. Non si pensa cioè di andare alla radice del male, ma si tenta di curare gli effetti sociali dell’esclusione economica. Posizioni critiche anche quelle di Cristiano Gori, esperto in politiche della povertà. E nessuno ha parlato ancora della convenzione per le Poste. C’era voluto tanto perché tornasse in gestione ai Comuni il rilascio dei permessi di soggiorno agli immigrati, così mal gestiti dalle Poste fino all’anno scorso. Ora Tremonti torna alle Poste per i poveri.
Etichette: Politica nazionale
Il pensiero politico in Italia: i "due sovversivismi" di Gramsci.
1 commenti Pubblicato da PRC C/mare del Golfo alle 13:24Un diffuso bisogno di conoscenza ci spinge a proporre e offrire ai lettori del nostro blog una breve panoramica sul pensiero politico italiano. Non faremo una disamina storica ordinata degli eventi e delle culture politiche che hanno influenzato la vita politica italiana, ma cercheremo di analizzare le migliori culture politiche proposte da pensatori che hanno pagato spesso con l'isolamento, il carcere o la morte la loro voglia di raggiungere la libertà e la democrazia.

Etichette: pensiero politico italiano.
Il ruolo di Rifondazione Comunista: le proposte al CPF di Trapani di Peppe Ortisi.
0 commenti Pubblicato da PRC C/mare del Golfo alle 01:59
Etichette: Politica provinciale
Assemblea di circolo PRC di C/mare del Golfo: Le riflessioni, i suggerimenti, le proposte.
4 commenti Pubblicato da PRC C/mare del Golfo alle 16:24
Etichette: circolo PRC Castellammare del Golfo.
gli effetti della globalizzazione sulle nostre vite.
0 commenti Pubblicato da PRC C/mare del Golfo alle 21:49
E proprio da qui parte l’analisi di Bauman, sociologo e filosofo, massimo esponente del filone di pensiero che indaga criticamente la tardo modernità (e/o la postmodernità). Lo specifico dell’indagine di Bauman riguarda le conseguenze della globalizzazione sulla vita quotidiana delle persone. Uno studio del quotidiano. In particolare uno studio sullo "spazio", dimensione che tende a rarefarsi nel tempo della globalizzazione ma che segna due percorsi contrapposti. Da un lato l’élite della globalizzazione, il vertice, dall’altro le masse, la base.
Sostiene Bauman, "piuttosto che rendere omogenea la condizione umana, l’annullamento tecnologico delle distanze spazio temporali tende a polarizzarla". Chi opera, infatti, nei pressi del potere finanziario (vero motore della globalizzazione) vive l’incorporeità del potere: non ha bisogno di luoghi deputati, è extraterritoriale e proprio per questo può isolarsi (in un nuovo apartheid) dal resto della popolazione che rimane tagliata fuori. La conseguenza è la fine degli spazi pubblici, la creazione di "non-luoghi". Ma la conseguenza più tragica è che l’abolizione degli spazi pubblici implica anche la crisi dei luoghi ove si creano norme, ove i valori sono discussi, negoziati, elaborati. In assenza di luoghi pubblici i giudizi su ciò che è buono/bello/giusto/utile... possono discendere solo dall’alto, da regioni imperscrutabili, da una élite lontana che non ha lasciato indirizzo di sorta e che rifiuta ogni interrogazione. Così, conclude Bauman: "Gli extraterritoriali entrano nella vita di coloro che sono vincolati al territorio solo come caricature; forse sono mutanti o mostri. Nel processo espropriano del loro potere etico i locali, privandoli di qualsiasi mezzo atto a limitare i danni" Turisti e vagabondi
Fra i 5 capitoli che compongono lo studio di Bauman (Tempo e classe, Guerre spaziali: una cronaca; E dopo lo stato-nazione?; Turisti e vagabondi; Legge globale, ordini locali) risulta particolarmente interessante il quarto: turisti e vagabondi.
Si tratta delle due tipologie in cui sono divisi gli abitanti della terra. Alcuni (pochi, in verità) possono fare i turisti mentre per tutti gli altri la sorte è quella del vagabondo.Il punto di partenza è la cosiddetta società dei consumi. Riflessioni ovvie: la nostra società non è più la società dei produttori (con al centro l’etica del lavoro e del sacrificio) ma la società dei consumi dove ciò che conta è produrre desideri, sedurre. La società tardomoderna ha insomma bisogno di impegnare i suoi membri nel ruolo di consumatori. Ovviamente anche i consumi devono essere "labili", instabili, temporanei altrimenti il volano del consumo si blocca. Consumare infatti non significa propriamente "inglobare", usurare, utilizzare quanto piuttosto "raccogliere sensazioni": "il desiderio non vuole soddisfazione. Al contrario il desiderio vuole desideri".
mentre tutti possono voler essere consumatori non tutti possono esserlo davvero. La stratificazione della società postmoderna è data dal grado di mobilità, ovvero dalla libertà di scegliere dove collocarsi. E qui entrano in scena i turisti ed i vagabondi.
Nel nostro mondo il semaforo segna verde per i turisti ma rosso per i vagabondi. I turisti possono muoversi ovunque, nessun controllo li ferma, essi non sono legati allo spazio. Al contrario i vagabondi non possono muoversi, sono legati al loro spazio ed al loro tempo.
Possono sembrare riflessioni puramente teoriche. Non lo sono.
Provate ad immaginarvi un giro per l’Europa: che differenza essere turisti italiani invece che profughi kosovari o curdi. O lavoratori rumeni. I primi sono turisti e vivono la versione postmoderna della libertà. I secondi sono vagabondi e sperimentano la versione postmoderna della schiavitù.
I vagabondi sono alla deriva: sanno che non staranno troppo a lungo in un luogo, per quanto possa loro piacere, perché non saranno bene accolti. I turisti si muovono perché trovano che il mondo alla loro portata (globale) è irresistibilmente attraente, i vagabondi si muovono perché trovano che il mondo alla loro portata (locale) è inospitale fino ai limiti della insopportazione. I turisti si muovono perché lo vogliono, i vagabondi perché non hanno altra scelta sopportabile.
Ma.. ancora... "il vagabondo è l’incubo del turista, il suo demone interiore: infatti nessuna assicurazione sul suo stile di vita protegge il turista dalla possibilità di scivolare nel vagabondaggio. Se si vuole un esempio si prenda i Kosovo. La classe media, ricca, colta del Kosovo: da un giorno all’altro scivolata dalla condizione di turista a quella di vagabondo.
Ma si prenda anche la classe media italiana: scivolare tra i vagabondi fa parte delle nostre inconsce paure ed angosce. Paure postmoderne, angosce quotidiane. Del resto il nostro stile di vita non è garantito, malgrado i nostri assillanti tentativi di rafforzare le mura della nostra fortezza.Al momento siamo dentro. Chi è fuori è fuori. E chi è fuori è un vagabondo da cui difenderci: ma siccome diventare vagabondi è il nostro rischio quotidiano tale condizione ci abitata come "perturbante": ci assilla, ci mette in crisi, ci spinge a comportamenti violenti.E chi è fuori è la massa.
Anzi, nuove insicurezze sono diventate l’incubo quotidiano. Insomma le due facce della globalizzazione. Alla faccia dei neoliberisti che continuano a pensare ed a proporre la dottrina del libero mercato, della deregulation, della competition... come panacea di tutti i mali.
Senza accorgersi della contraddizione terribile che sta al fondo: oggi le merci hanno libertà di movimento assoluta mentre gli uomini no. I poveri, i vagabondi, gli esclusi sono inutili (non producono utili) e non devono muoversi. Devono starsene legati al nulla di uno spazio e di un tempo senza senso.
Etichette: cultura
Giovani Comunisti Castellammare del Golfo: eletto portavoce.
5 commenti Pubblicato da PRC C/mare del Golfo alle 20:13Al termine di un'animata e vibrante discussione sulle problematiche giovanili, i giovani comunisti di Castellammare del Golfo hanno eletto come loro portavoce Ruben Stabile, 20 anni, studente universitario di Scienze politiche.
Un altro obiettivo ambizioso che si propone di raggiungere il nuovo rappresentante dei Giovani Comunisti è quello della messa in rete dei vari circoli territoriali giovanili della provincia di Trapani, al fine di mettere assieme le diverse esperienze e bagali culturali, propri di ogni realtà.
Etichette: circolo PRC Castellammare del Golfo.
L'indirizzo politico del consiglio comunale.
3 commenti Pubblicato da PRC C/mare del Golfo alle 00:13
Quello che si delinea è un atto volto a dimostrare un'indipendenza del consiglio comunale dalla Giunta o piuttosto, come appare palese, una volontà di indirizzare verso posizioni più avventate e spregiudicate l'operato della Giunta Bresciani? Del resto prima o poi dovevano emergere le contraddizioni di una maggioranza unita soltalto da logiche di potere.
Etichette: politica locale
Di seguito viene pubblicato un comunicato stampa a firma del circolo metropolis e del comitato dei cittadini.

Castellammare del Golfo 1/12/2008
Etichette: politica locale
Proposte del PRC su scuola, università e ricerca.
0 commenti Pubblicato da PRC C/mare del Golfo alle 13:22
Etichette: Politica nazionale

Etichette: politica locale
di Rosaria Ruffini

Il Parlamento ha votato l'articolo 23bis del decreto legge 112 del ministro Tremonti, che afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell'economia capitalistica. In particolare, L'articolo 23bis disciplina i "servizi pubblici locali di rilevanza economica", che sono molti; non solo l'acqua, anche se quest'ultima è fondamentale.
Sancisce che la gestione va conferita a "imprenditori o società" mediante "procedure competitive ad evidenza pubblica". Va data in appalto, insomma, "ferma restando la proprietà pubblica delle reti".
Eccezioni possibili solo per situazioni particolari che "non permettano un efficace e utile ricorso al mercato", come se il mercato stesso medesimo fosse la soluzione per qualsiasi cosa.
L'acqua non è più un bene pubblico, ma una merce. Solo che l'acqua è indispensabile per vivere. Così il governo Berlusconi ha sancito che in Italia l'acqua non sarà più un bene pubblico ma una merce, e quindi sarà gestita da multinazionali (le stesse che possiedono l'acqua minerale).
Già a Latina la Veolia (multinazionale che gestisce l'acqua locale) ha deciso di aumentare le bollette del 300%. Ai consumatori che protestano, Veolia manda le sue squadre di vigilantes armati e carabinieri per staccare i contatori.
La privatizzazione dell'acqua che sta avvenendo a livello mondiale provocherà, nei prossimi anni, milioni di morti per sete nei paesi più poveri.
L'acqua è sacra in ogni paese cultura e fede del mondo. L'uomo è fatto per il 65% di acqua, ed è questo che il governo italiano sta mettendo in vendita.
L'acqua che sgorga dalla terra non è una merce, è un diritto fondamentale umano e nessuno può appropriarsene per trarne illecito profitto. L'acqua è l'oro bianco per cui si combatteranno le prossime guerre.
Guerre che saranno dirette dalle multinazionali alle quali oggi il governo, preoccupato per i grembiulini, sta vendendo il 65% del nostro corpo. Acqua in bocca.
le tariffe più basse possibili.
Etichette: Politica nazionale
Post più recenti Post più vecchi Home page